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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Infrastrutture

Taranto riparte da feeder e cassa integrazione

L'armatore Evergreen non andrà via dal porto. A fine mese terzo vertice Authority-governo per capire quali opere sono concretizzabili


Evergreen non se ne andrà da Taranto, ripristinerà un servizio feeder, e per i 570 lavoratori del Taranto Container Terminal (TCT) ci sarà il rinnovo della cassa integrazione. Sono queste le novità emerse dall'incontro di ieri a Roma tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio (foto), l'Autorità portuale di Taranto e i due soci che gestiscono il terminal container dello scalo, l'armatore taiwanese Evergreen ed Hutchison.  «Evergreen - ha riferito il presidente dell'Authority Sergio Prete - ha accantonato la sua posizione iniziale di disimpegno verso Taranto, c'è un passo avanti». Entro fine mese ci sarà un'altra riunione di aggiornamento a Palazzo Chigi, la terza (la prima si è svolta ad ottobre), dove «saranno acquisite le autorizzazioni per altre due opere, diga foranea e sistemazione della radice del molo polisettoriale» spiega Prete. 

Passi avanti quindi, niente che rassicuri gli investitori del porto ma quantomeno c'è la ripresa di una progettualità per uno scalo che nel 2011 movimentava 604mila container teu, l'anno scorso 148mila e dall'inizio dell'anno praticamente nessuno. Restano diversi «punti di divergenza sul cronoprogramma dei lavori» informa Palazzo Chigi, «governo, Autorità e Tct hanno convenuto di avviare un tavolo tecnico con il ministero del Lavoro sugli ammortizzatori sociali». Per i 570 impiegati di Taranto Container Terminal si prevede infatti il rinnovo della cassa integrazione, anche se all'incontro non erano presenti i sindacati quindi è ancora presto per dare per scontata questa soluzione.

Le opere da fare a Taranto
Ricapitolando, le infrastrutture da realizzare al porto di Taranto sono quattro. Di queste, due sono state cantierate: ampliamento del molo polisettoriale e i dragaggi. La prima opera è stata consegnata a dicembre e costerà 75 milioni (35 dalla Regione Puglia col Cipe e 40 dall'Autorità portuale). Per i dragaggi invece (52 milioni per portare i fondali a sedici metri) i tempi si fanno più lunghi, con il Consiglio di Stato che un mese fa ha "scongelato" i lavori bocciando il ricorso dei perdenti della gara. 
Le altre due opere (diga foranea e radice del molo polisettoriale) sono ancora acerbe e verranno discusse entro fine mese nel terzo vertice col governo.