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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Politiche marittime

Pirateria, la strategia Ue nel golfo di Guinea

Il Consiglio dei ministri europei ha adottato una strategia mirata ad aiutare istituzioni e amministrazioni nella lotta alla criminalità organizzata


di Paolo Bosso 
 
Il 17 marzo il Consiglio dei ministri Ue ha adottato una nuova strategia per il golfo di Guinea, una regione dell'Africa occidentale che in questi ultimi anni è cresciuta molto, sia in ambito economico che politico. Di pari passo allo sviluppo, però, la zona ha visto intensificarsi anche la criminalità organizzata, principalmente nella cosiddetta "petro-pirateria", il sequestro delle petroliere per rubarne il carico.  Ma la regione vanta anche discreti successi nel traffico di esseri umani, nel traffico di droga e nella pesca illegale.
La strategia europea prende le mosse dalla conferenza di Yaoundé, in Camerum. Tenutosi il 24 e 25 giugno, il vertice ha visto riuniti i capi di Stato dei paesi del golfo di Guinea rappresentati dalla Comunità Economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS), la Comunità economica degli Stati dell'Africa centrale (CEEAC) e la Commissione del Golfo di Guinea (GGC). I tre gruppi hanno firmato un "Codice di condotta per la prevenzione e la repressione della pirateria, degli atti di depredazione armata a danno di imbarcazioni e delle attività marittime illegali in Africa occidentale e centrale". Un documento con il quale i singoli Stati si impegnano a creare un sistema comune per combattere i vari fenomeni legati alla macro criminalità, soprattutto contro la pirateria. 
l 17 marzo il Consiglio Ue ha preso spunto da questo codice per elaborare una strategia tesa principalmente ad aiutare i governi a dotarsi di istituzioni e amministrazioni (soprattutto marittime) che affrontino in maniera efficace i fenomeni criminali. Gli obiettivi, si legge nel documento stilato dall'Ue, sono quattro:
 
1. Costruire una mappa delle minacce regione per regione.
2. Aiutare i governi a dotarsi di istituzioni capaci di garantire la sicurezza.
3.  Sostenere lo sviluppo delle economie dei paesi costieri.
4. Rafforzare la cooperazione tra i vari paesi del golfo di Guinea.

Ogni giorno nel golfo di Guinea, afferma il Consiglio Ue, sono operative almeno 30 navi battenti bandiera Ue. I principali fornitori per l'Europa sono Nigeria, Angola, Guinea equatoriale e Gabon. Dai paesi di questa regione dell'Africa occidentale proviene circa il 10% del petrolio europeo e il 4% del metano. L'Europa rimane anche uno dei principali mercati di esportazione della silvicoltura e dell'agricoltura, nonché delle risorse minerali (ferro, diamanti, manganese, bauxite, cobalto, legname, cacao).
Per quanto riguarda i fenomeni criminali, la pirateria costituisce la seconda minaccia dopo il traffico di stupefacenti. La particolarità della pirateria della Guinea è che, a differenza del "classico" arrembaggio in mare aperto come avviene in Africa orientale e nell'Oceano Indiano, qui le navi vengono di solito assaltate quando sono ormeggiate o quando stanno per salpare da piattaforme petrolifere (ogni giorno il bunkering illegale è stimato sui 100mila barili, anche se proviene principalmente da terra). Nell'ultimo decennio, secondo i dati dell'International Maritime Organization (Imo), sono stati denunciati 551 assalti (sia riusciti che no), di cui solo il 20% in acque internazionali. Nel 2013, dei 234 incidenti segnalati nel mondo, 30 avvenivano al largo delle coste nigeriane.