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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Armatori

La mappa delle alleanze armatoriali

Il futuro è fatto di sei grandi consorzi e quindici armatori


La crisi acuisce le differenze di reddito e radicalizza gli oligopoli, se non i monopoli. Un fenomeno a cui non sfugge neanche il traffico marittimo mondiale, che in questi ultimi anni ha visto aumentare sempre più le alleanze armatoriali.
Per i proprietari di navi la sfida è costituita dall'ottimizzazione degli spazi di carico in flotte costituite da sempre meno navi ma sempre più grandi (dicasi gigantismo, o economie di scala). 
Com'è distribuita la "ricchezza" del traffico container, il settore che più caratterizza il mondo economico del mare per estetica, anche se non lo rappresenta in pieno? Dando per scontato che l'alleanza P3 (Maersk-Msc-Cma Cgm) avrà l'autorizzazione ad operare anche dalle autorità antitrust di Cina e Corea del Sud, la geografia del traffico container del futuro dovrebbe essere suddivisa in sei grosse alleanze costituite da un totale di quindici armatori (la percentuale, indicativa, si riferisce alla quota del traffico mondiale).

1. P3 (Maersk, Msc, Cma Cgm): 38%. 6,5 milioni di teu.
2. G6 (Hapag Lloyd, Nyk, Oocl, Apl, Hyundai, Mol: 19%, 3,2 milioni di teu.
3. CKYHE (Cosco, K-Line, Yang Ming, Hanjin, Evergreen, Hyundai): 18%. 3 milioni di teu.
4. Green Alliance (Evergreen, Cosco, K-Line, Yang Ming, Hyundai): 16%. 2,7 milioni di teu.
5. Cosco e China Shipping: 8%. 1,3 milioni di teu.
6. Hapag Lloyd e Csav: 6%. 1 milione di teu.
 
Dati elaborazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (gruppo Intesa San Paolo)
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Nella foto, archivio Farstad Shipping