|
adsp napoli 1
18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

forges4
Politiche marittime

Assoporti: "Burocrazia è un ganglio sensibile"

Nuovo appello dell'associazione a governo e Parlamento per lavorare alla riforma della legge 84/94. Ma il cluster marittimo ha davvero tutto questo potere?


di Paolo Bosso 
 
Assoporti l'ha apostrofata recentemente il ganglio della competitività, quella che fa l'attività di un porto ma che, se non oliata a dovere, la può anche affossare. È la burocrazia, mostro su cui si danna ogni pubblica amministrazione, inclusa quella che pubblica lo è solo per metà: l'autorità portuale.
«I tempi del mercato sono ormai lontani anni luce da quelli del nostro meccanismo decisionale» ha detto recentemente il presidente Assoporti Pasqualino Monti, riferendosi alla velocità con cui gli altri porti europei fanno opere che guardano decenni avanti, mentre noi ancora stiamo a progettare infrastrutture avviate decine di anni fa. Da qui un ennesimo appello al Parlamento affinché, da consulente, Assoporti possa affiancare i dirigenti del ministero dei Trasporti per stendere in tempi brevi una riforma dei porti che, lanciata in pompa magna qualche mese fa, sembra ora un po' dimenticata.
Qualche giorno fa, di questa burocrazia elefantiaca che caratterizza i porti, ne ha parlato anche il commissario del porto di Napoli Francesco Karrer, criticando lo strumento del Piano regolatore portuale (Prp): «È qualcosa che somiglia paradossalmente a un piano di quartiere - ha detto- quando programmare un porto, rispetto a una città, è molto più semplice». Civitavecchia ci ha messo nove anni per approvare l'ultimo suo Prp. Presentato nel 2003, ha subìto così tante modifiche, ma soprattutto così tante revisioni da decine di enti diversi, da essere approvato soltanto nel 2012. «Il problema è che il Prp si ferma al porto. Se lo scalo ha collegamenti efficienti con l'esterno, bene, altrimenti ogni authority ha uno strumento già morto» afferma Monti. Il presidente Assoporti e del porto di Civitavecchia si riferisce a un'altra, annosa questione, quella di assegnare al porto il ruolo di porta logistica, sbocco di un sistema più ampio che si dipana a terra fino agli interporti.
La sburocratizzazione, secondo Assoporti, riguarda fondamentalmente due ambiti, doganale e amministrativo. Il primo richiede attualmente, per ogni merce, non meno di un'ottantina di documenti, il secondo non meno di dieci anni, per esempio, per approvare un Piano regolatore. Ma gli interventi da fare non finiscono qui. C'è anche, sottolinea Monti, «lo snellimento della governance delle autorità portuali, l'autonomia finanziaria, un piano di finanziamento delle opere strategiche che porti a identificare quali siano indispensabili», infine, «un processo botton-up nella costituzione dei sistemi portuali, seguendo le reti Ten-T, ovvero seguire davvero i corridoi delle merci». Insomma c'è da fare molto di più che "qualche intervento". C'è da fare una riforma della legge 84/94, portare i porti italiani nel XXI secolo, anche se è già cominciato da 14 anni. Missione riforma dei porti quindi per Assoporti, con l'intento di pressare il governo, spingerlo a portare una bozza in Parlamento in tempi brevi. Ma è davvero così facile mettere pressione al governo, davvero basta solo l'impegno delle parole?
 
Commento 
Le problematiche della portualità italiana non risiedono solo in quelle di un paese lento a investire su se stesso, ma soprattutto nelle difficoltà di un cluster marittimo troppo avviluppato su se stesso. Il mondo portuale italiano fa sentire molto spesso la sua voce, ma troppe volte soltanto per cantarsela e suonarsela tra convegni-promozione ed eventi autocelebrativi, se non peggio autoassolutori. Per essere influente, un cluster deve essere compatto e indipendente. Compatto purtroppo non lo è, e non lo sarà mai visto che raggruppa categorie per di più in competizione tra loro. Ma non è neanche indipendente (almeno non del tutto), visto che l'establishment delle authorities se con una mano pressa per cambiare lo status quo soprattutto sul fronte burocratico, con l'altra mano sta attenta a non perdere un potere che è la diretta emanazione di un ministero.