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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Politiche marittime

Venezia, Pappalardo: "Manteniamo le crociere in città"

Intervista al presidente Federagenti all'indomani dell'accordo-appello con Assoporti e Confcommercio che chiede al governo di far transitare le navi nel canale Contorta-Sant'Angelo


di Paolo Bosso 
 
«La prima cosa da chiarire è che non siamo in contrapposizione con chi non vuole l'ingresso delle grandi navi in Laguna, piuttosto ci preoccupiamo di mantenerle in città dimostrando non solo come non abbiano un significativo impatto ambientale, ma che rappresentano un'economia da cui non dipende solo Venezia ma tutto il sistema nazionale». Il presidente Federagenti Michele Pappalardo precisa così le ragioni che hanno spinto martedì scorso l'associazione che presiede a stringere un patto-appello con Assoporti firmato nella sede Confcommercio a Roma. Per le tre associazioni le crociere vanno mantenute in città facendole approdare alla stazione marittima dal canale Contorta-Sant'Angelo.

Un'economia radicata e florida che rappresenta il 17% del traffico crocieristico nazionale annuale, genera 284 milioni di euro in spesa sul territorio e mantiene migliaia di posti di lavoro. «Alessandro Santi, presidente Assoagenti Veneto, ha fatto un ottimo lavoro - spiega Pappalardo - raccogliendo tanti dati sull'impatto economico delle crociere e dimostrando come la Laguna è fondamentalmente artificiale».
In che senso?
«Uno studio del 2004 del CNR ha dimostrato che nei secoli senza i continui interventi di trasformazione dei canali e della morfologia del territorio oggi Venezia sarebbe per il 90% sommersa. Parlare di minaccia all'ecosistema per queste navi è pura strumentalizzazione».
E le onde che provocano?
«È stato dimostrato, e Santi ce l'ha anche fatto vedere in un video, che un motoscafo produce onde superiori a quelle di una grande nave da crociera la quale, navigando a bassa andatura, praticamente plana sull'acqua».
E sulla possibilità che possano assottigliare il fango che protegge le fondamenta dei palazzi?
«Questo problema non si pone più dal momento che il transito per San Marco è vietato. La nostra proposta è di farle passare per Contorta Sant'Angelo che dal punto di vista ambientale è un canale che non pone problemi».
Il progetto Venice Cruise 2.0, con un terminal alla bocca di Lido all'esterno della Laguna,  non vi piace insomma.
«È discutibile, crerebbe problemi logistici non da poco. Un terminal all'esterno con la metà degli approdi della stazione marittima atttuale. Richiede troppo tempo per essere realizzato e i catamarani con cui trasportare i turisti in città moltiplicherebbero il traffico della Laguna. Secondo lei le compagnie da crociera a quel punto sceglierebbero ancora Venezia come home port?».
State interloquendo con il governo per convincerlo a mantenere le navi alla stazione marittima?
«All'accordo con Assoporti e Confcommercio abbiamo invitato Lupi, Renzi e Galletti. Non è venuto nessuno. Certo, saranno impegnati in cose più importanti ma non hanno mandato neanche colleghi del dicastero o del gabinetto». 
 
L'accordo Federagenti, Assoporti, Confcommercio 
Le tre associazioni in pratica non sono contro il Comitato No Grandi Navi (qui un vecchio articolo ai tempi delle manifestazioni contro l'ingresso delle navi da crociera a San Marco), piuttosto vogliono che le crociere siano «un valore aggiunto per Venezia e per l'intero sistema crocieristico italiano». Le tre associazioni hanno raccolto in dieci punti i motivi del loro patto-appello (li trovate alla fine).
L'accordo è stato firmato martedi a Roma nella sede di Confcommercio tra il direttore generale Francesco Rivolta, il presidente Federagenti Michele Pappalardo (promotore dell'iniziativa) e quello di Assoporti Pasqualino Monti. L'obiettivo è interagire col governo in un porto dove transita il 17% di un traffico nazionale che produce ogni anno 284 milioni in spesa, di cui il 33% viene dagli alberghi, il 17% dai trasporti e il 15% dai negozi. Infine, la metà degli home port mediterranei risiede in Italia, ragion per cui la perdita di Venezia avrebbe ripercussioni generalizzate. Si perderebbero 210 milioni, migliaia di posti di lavoro e 200 milioni in investimenti. «Chiediamo che la politica intervenga velocemente anche perché, se Venezia chiude, l'intero Adriatico rischia la desertificazione e almeno dieci porti rischiano il tracollo» afferma Pappalardo.
 
La perdita delle crociere a Venezia, secondo Rivolta, avrebbe un impatto non solo locale. «Provocherebbe danni irreparabili a tutta l'economia dell'intero Mediterraneo orientale. Non solo della Laguna, né solo dell'Alto Adriatico - ha spiegato - poiché Venezia è il polo di attrazione e di riferimento per il traffico crocieristico dell'intera area mediterranea orientale, fino all'Egeo».
 
Insomma, Federagenti, Assoporti e Confcommercio cercheranno nei prossimi mesi di convincere il governo a mantenere gli approdi in Laguna in nome di un'economia radicata e florida.

I dieci punti dell'accordo Federagenti, Assoporti, Confcommercio su Venezia
1. Per più di un millennio è stata una città-porto.
2. Non può rassegnarsi al ruolo di città museo.
3. Sull'Adriatico incombe il rischio desertificazione.
4. Non esistono pericoli di sicurezza.
5. Le grandi navi producono meno onde.
6. I veneziani non sono contro le grandi navi.
7. Un home port lascia ricadute [economiche] sulla città.
8. Un home port non violenta Venezia.
9. Green ships in green ports.
10. Non esiste contrapposizione tra la difesa di Venezia e le grandi navi.