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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Infrastrutture

Varato il primo superyacht a metanolo verde

L'unità da 50 metri, destinata al presidente del costruttore Sanlorenzo, è la prima al mondo di questa categoria a utilizzare metanolo per produrre idrogeno che produce elettricità


Con una lunghezza di 50 metri, il cantiere Sanlorenzo ha varato sabato scorso a La Spezia il primo superyacht italiano (e forse del mondo) alimentato con celle a combustibile a metanolo verde (reformer fuel cell). In pratica, il primo superyacht a zero emissioni. 

L'unità è stata costruita per Massimo Perotti, CEO di Sanlorenzo. Si chiama 50Stell e monta anche batterie elettriche per la propulsione in porto o per brevi tratte. Il sistema di iniezione è brevettato da Sanlorenzo, una hidden engine room che permette di non rendere troppo ingombrante la sala macchine. Per farlo, lo studio che si è occupato degli interni, il Zuccon International Project con interior design di Piero Lissoni, ha assemblato i cinque ponti in modo sfasato, potendo così ottimizzare gli spazi mantenendo il lusso che si compete a uno yacht di questo tipo. 

Il reformer fuel cell è stato sviluppato insieme a Siemens. «Non si conoscono ancora bene i costi della macchina di Siemens, perché non si sa in che quantità sarà prodotta – spiega Perotti - fermo restando che poi non sarà usata solo per le navi da diporto ma per tutte le applicazioni industriali possibili». Il sistema utilizza il metanolo per produrre idrogeno (il metanolo richiede meno spazio di stoccaggio a parità di volume e attualmente è più facile e meno costoso da reperire) che a sua volta produce energia elettrica. «Una parte è composta dal reformer – spiega Perotti - che trasforma il metanolo in idrogeno. Di fianco, a distanza di pochi centimetri, ci sono le fuel cell a combustibile, che prendono l'idrogeno e poi ossigeno dall'aria e producono energia elettrica. Il residuo è vapore acqueo, che va in mare. Questo procedimento fa sì che a bordo si abbia un quantitativo di idrogeno minimo, che viene prodotto e subito consumato».

Lo yacht ha una lunghezza fuori tutto di 50 metri, una larghezza di 9,4 metri, una velocità massima di 16 nodi, un'immersione a pieno carico di 2,9 metri, e una stazza lorda di 500 tonnellate. Monta due motori Man D2862-LE489. Può ospitare fino a 10 persone, più 9 di equipaggio.

Quanto al primato mondiale per un superyacht a zero emissioni, Perotti spiega che «Feadship [costruttore navalmeccanico olandese] un paio di settimane fa ha dichiarato di aver varato la prima barca a idrogeno al mondo, un 119 metri, la cui consegna è prevista, però, tra luglio 2025 e la fine di quell'anno», spiega Perotti. «Noi invece variamo adesso, a metà maggio, ma la barca sarà in mare già a luglio 2024. Il gigayacht olandese, peraltro, funziona con casse, chiamate cryotank, che tengono l'idrogeno liquido a -262°. Una cosa simile si può fare solo su una barca da 120 metri. Su una da 50, come la nostra, sarebbe impossibile. Ma con l'idrogeno anche il rifornimento è difficile, perché le nuove regolamentazioni Ue non permettono il bunkeraggio in porto: bisogna farlo in mare aperto. Lo yacht di Feadship, inoltre, da quanto so, con l'idrogeno alimenta l'hotellerie nonché una propulsione ibrida di range limitato. Esattamente quello che fa il 50Steel ma col metanolo verde, soluzione decisamente più smart di quella olandese, anche dal punto di vista della sicurezza: ha il vantaggio di presentare rischi equivalenti al fuel tradizionale, cioè praticamente zero. E non è un problema né fare bunkeraggio in porto né trasportarlo. Sappiamo, poi che ci sono costruttori di motori, come Man, Mtu, Caterpillar che stanno mettendo a punto meccanismi bi-fuel che andranno a metanolo e diesel».

Tag: yacht - ambiente