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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Armatori

"Un anno e mezzo per risanare Tirrenia"

Gianluigi Aponte e Manuel Grimaldi parlano delle prossime mosse. Le priorità: conti in regola e ammodernamento della flotta senza nuove costruzioni. Le potenzialità di un gruppo guidato da tre armatori che insieme già dominano il mercato traghetti


Un anno e mezzo per ristrutturare le 17/18 navi già esistenti, senza costruirne di nuove, e per risanare i conti della società. Gianluigi Aponte e Manuel Grimaldi, due dei tre armatori che attraverso Cin hanno comprato la Tirrenia, parlano all'indomani dell'acquisizione. Intervistati rispettivamente da Il Mattino e dal Sole 24Ore, mettono sul tavolo le prossime iniziative.
Naviglio in soprannumero e crisi economica spingeranno la Compagnia Italiana di Navigazione a non investire niente nell'immediato, potendo contare su 17 navi, delle 18 a disposizione, in grado di navigare. «Di queste – spiega Grimaldi – in realtà per le rotte da percorrere ne basterebbero 15». Secondo l'amministratore delegato del gruppo partenopeo, di queste diciassette unità, dieci possono essere sostituite «con naviglio migliore». E qui entra in gioco la possibilità per i cantieri italiani di incamerare commesse e costruzioni, ma purtroppo è ancora presto per stabilire chi e quando. 
Il risanamento di Tirrenia è una priorità. Lo dice anche Aponte quando riassume: «Attualmente la società non va bene per cui il primo obiettivo è quello di renderla più efficiente partendo da quello di cui disponiamo». E quello che Cin può già mettere in campo non è affatto poco. Moby, Grimaldi, Gnv e Snav – le quattro società che mettono insieme la cordata dei tre armatori – formano quasi tutto il mercato traghetti del Mediterraneo. E' chiaro quindi come il primo passo da fare, più che ammodernare la flotta, sia quello di riorganizzare le rotte già esistenti. «Che so – afferma Grimaldi - Gnv può dare le linee sul Marocco, noi quelle sulla Grecia, creando così un vero leader nelle autostrade del mare». Le potenzialità sono enormi. Forse troppe. Infatti c'è chi grida al monopolio. Ma ad un rischio tale l'ad della compagnia di Napoli non si scompone: «A qualunque convegno si prenda parte, si sente dire che l'Italia ha bisogno di aziende più grandi. Poi, quando si costituisce un grande soggetto nazionale, qual è la Cin con Tirrenia, si urla al monopolio. Bisogna decidersi».
E sul capitolo Sardegna per ora sia Aponte che Grimaldi non sembrano per nulla intimoriti. Il patron Msc liquida la questione così: «Ognuno è libero di fare ciò che vuole».