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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Politiche marittime

Ucraina, si ferma l'export di cereali

A un anno dall'avvio della Black Sea Grain Initiative la Russia non ha voluto rinnovarlo. Ma l'interruzione potrebbe essere stata calcolata per ridefinire i termini dell'accordo

(David Lienhard/Flickr)

Ripristinate circa un anno fa, le esportazioni di cereali dall'Ucraina in guerra sono state interrotte. Lunedì scorso Dmitri Peskov, portavoce del presidente della Russia Vladimir Putin, ha detto che il Paese non rinnoverà la Black Sea Grain Initiative, l'accordo commerciale tra Russia e Ucraina (con la mediazione della Turchia e dell'Onu) per mantenere le esportazioni di cereali.

Peskov non ha detto chiaramente perché la Russia si sia rifiutata di rinnovare l'accordo, scaduto lunedì scorso, limitandosi a dire che non sarebbero stati attuati alcuni termini alla base dell'accordo. Secondo gli analisti si tratterebbe di una mossa per rinegoziare l'accordo e ottenere uno sgravio sulle sanzioni internazionali, per esempio alleggerendo le limitazioni alle esportazioni agricole russe. È quindi possibile che l'accordo possa essere ripristinato in futuro.

Avviato ad agosto scorso e rinnovato ogni due mesi, in quasi un anno la Black Sea Grain Initiative ha permesso di esportare dall'Ucraina 33 milioni di tonnellate di cereali. Di questi la maggioranza è costituita da mais (17 milioni di tonnellate), grano (9 milioni), semi di girasole (4 milioni) e circa un milione di tonnellate ciascuna di orzo, soia e semi di colza. L'Ucraina è uno dei principali produttori mondiali di questi alimenti e in quest'ultimo anno ha servito principalmente la Cina, con oltre un terzo del totale delle esportazioni, seguita da Spagna, Turchia, Italia, Olanda, Egitto, Bangladesh, Israele e Tunisia. Oltre a rifornire i Paesi industrializzati, queste rotte sono molto importanti soprattutto per i Paesi in via di sviluppo.

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