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14 marzo 2025, Aggiornato alle 12,34
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Cultura

Storia del capitano di Carlo

Il libro autobiografico del comandante Nicola Scotto di Carlo che unisce saggezza contadina e professione marinara


di Decio Lucano - DL News 

Nicola Scotto di Carlo, classe 1939, nato a Procida, ha dato alle stampe per Compagnia dei Trovatori Edizioni il libro La mia storia di mare. È in ordine l'ultimo libro (che ho ricevuto) di quella categoria di "capitani scrittori" di cui da ormai parecchi anni sostengo e diffondo attraverso articoli, saggi e pubblicazioni varie la tesi di una stirpe di scrittori autentici. Una dote che proveniva dalla loro abitudine di registrare, verificare, osservare e annotare la natura e i fatti nei libri o giornali di bordo. Una tesi confermata dai capitani scrittori americani della fine '800 che hanno influenzato con il loro stile la letteratura moderna e che Giovanni Raboni, quando dirigevo TTM, mi confermò come attendibile dal fronte letterario. Non tutti sono stati eccelsi romanzieri o saggisti, come Jack La Bolina o Vittorio G. Rossi, ma le loro opere sono sicuramente intrise di etica professionale.

L'infanzia
Questo libro autobiografico del comandante Nicola Scotto di Carlo è un libro che sorprende. Fino alla metà delle 208 pagine racconta la sua vita di ragazzo dedito all'agricoltura e poco interessato agli studi in quest'isola nel Golfo di Napoli che diede i natali a grandi personaggi come il giurista Scialoia e dove le famiglie accudivano i loro fertili terreni. Una civiltà agricola ben radicata nelle famiglie da cui traevano sostentamento insieme alla necessità atavica di intraprendere la carriera del mare. (Silvestro Sannino, il grande storico della navigazione ha scritto un profondo saggio sull'agricoltura e la terra ai piedi del Vesuvio).


La terra
La famiglia e la terra con i suoi frutti, le abitudini, la meticolosa descrizione dei lavori nei campi della famiglia, i genitori, i nonni sono l'humus di questo libro che inquadra una società per niente chiusa, né patriarcale, ma aperta e democratica, che il giovane Carlo coltiva a pieno respiro molto più dei noiosi obblighi scolastici. Dalla lettura di queste pagine viene fuori l'insegnamento del rispetto dell'ambiente , una  filosofia che possiamo riassumere in parte in questa frase del caro vecchio amico contadino  "Come mai il progresso che ha prodotto innumerevoli cose speciali, ha prodotto pessimi rifiuti , assolutamente non adatti nemmeno per la semina delle patate?".


Il primo imbarco
Finalmente a 22 anni completati gi studi nautici il  primo imbarco da Allievo Ufficiale. L'autore racconta la sua carriera che lo porterà a imbarcare su varie unità fino al comando con lo stesso animo e il carattere con cui si era dedicato alla cura della sua terra, un esempio di simbiosi di cultura agricola e cultura marinara. "La nautica è un'arte molto sottile – scrive l'autore –. La chiave per entrare in questo mondo si chiama passione. Possedendo questo sentimento  particolare si può affrontare con la marcia giusta il complesso mondo marinaro. Non ci sono corsi particolari per imparare". Ma il capitano Nicola Scotto di Carlo dedica la parte che più gli sta a cuore al suo lungo (24 anni) imbarco da comandante sulla nave da ricerca oceanografica Bannock, mitica unità (insieme alla F.L. Marsili) del Cnr,  il cui responsabile era Salvatore Scotto di Santillo, l'equipaggio gestito dalla grande agenzia Cosulich di Genova.

Le avventure della Bannock
Nel 1963 la Bannock era la prima nave del Consiglio Nazionale delle Ricerche che iniziava la sua attività oceanografica con equipaggio appartenente alla Marina Mercantile. "Gli scienziati sapevano cosa cercare - scrive il comandante Scotto - ma non avevano esperienza di mare. Ecco quindi la nave oceanografica col suo equipaggio che, oltre a condurre la nave con le sue problematiche, collaborava attivamente con i ricercatori in tutte le varie ricerche che si alternavano negli annuali programmi scientifici. Con gli anni è venuta fuori la figura del marinaio oceanografico". Molto dilettevoli le pagine dedicate al rapporto equipaggio/ricercatori a bordo di questa nave singolare che ha fatto la storia della scienza del mare. Evidente la mano diplomatica del capitano che ci racconta episodi di mare e di uomini che "sfruculiavano i fondali per dare risposte agli infiniti interrogativi che il creato pone a noi mortali". Bravo comandante Scotto, il suo è anche un esemplare manuale di comportamento umano.

Nella foto, la nave oceanografica Bannock