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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Shock a Gioia Tauro, Maersk se ne va

L'ad del Medcenter Container Terminal conferma: il più grosso operatore dello scalo calabrese ha abbandonato le attività. 25% di esuberi. Chiesti aiuti alla regione. Nel week end sit-in dei lavoratori davanti all'Autorità Portuale


E' la "mazzata" finale. Il colpo di grazia per un porto che fa del transhipment il suo gioiello e la sua condanna per un settore commerciale, quello del trasbordo, da tempo in crisi. L'amministratore delegato di Medcenter, Domenico Bagalà, ha confermato l'abbandono di Maersk dal porto calabrese con la conseguente perdita di centinaia di migliaia di teu di volumi dallo scalo. Gioia Tauro deve rinunciare così a sei servizi diretti con navi madre. Resterà un solo feeder in collegamento da Genova e quelli dedicati all'import-export verso il sud Italia. Un abbandono che provocherà la perdita del 25% della fetta di container movimentati dal Medcenter, e altrettanto in esuberi e 600 posti di lavoro a rischio, senza contare che Maersk è azionista al 33% nelle quote Mct. Un vero e proprio tsunami destinato a rivoluzionare la politica operativa dello scalo calabrese. Bagalà ha chiesto aiuti economici alla Regione per poter affrontare questa fase delicata della storia del porto di Gioia Tauro. 
Non è servito a niente l'abbattimento delle tasse di ancoraggio: dopo l'avvio di un nuovo servizio con navi madre dall'Estremo Oriente verso Genova, per Maersk resta più conveniente fare scalo a Port Said. «La nostra intenzione – ha detto Todd Pigeon, ad Maersk Italia – è rimanere competitivi sul mercato e perciò dobbiamo rivolgerci a scali, a loro volta, sempre più competitivi. Abbiamo deciso, quindi, di non scalare Gioia Tauro col nostro nuovo servizio. In questo modo ci è possibile arrivare più velocemente a Genova, riducendo i tempi di percorrenza». Il presidente dell'Authoriy Giovanni Grimaldi sottolinea questo evento come la spia di allarme di una crisi che non interessa solo Gioia Tauro. Tutti i porti di transhipment, spiega, «stanno subendo una chiara trasformazione, per questo bisogna valutare nuove iniziative per far sì che non vengano più aggrediti dai porti del Nord Africa. Del resto, si tratta di un problema che non è solo italiano ma che coinvolge tutta l'Europa. Non a caso la Spagna sta vivendo una condizione simile alla nostra».
Antonella Stasi, vicepresidente della Regione Calabria, ha garantito la massima attenzione della Regione chiedendo al contempo all'azienda terminalista un piano industriale come base di confronto sugli strumenti che possono essere attivati non solo da parte della Regione ma anche dal governo nazionale. Preoccupatissime tutte le organizzazioni sindacali confederali ed autonome che si apprestano adesso a fare una conferenza stampa per annunciare le loro contromosse. L'ufficialità degli esuberi ha surriscaldato gli animi dei lavoratori che da venerdì scorso hanno attivato un sit-in davanti alla sede dell'Autorità portuale dove era in corso la riunione del Comitato portuale e non escludono iniziative di mobilitazione più forti per costringere le istituzioni e la politica a farsi carico del problema Gioia Tauro. 
Questa settimana ci sarà un incontro tra Regione ed Mct e successivamente con le parti sociali. Ma la crisi vera e propria si aprirà verso metà luglio, quando Maersk lascerà definitivamente il porto.