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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Se lo shipping fosse un'industria

Fatturerebbe 145 miliardi e darebbe lavoro a 2,3 milioni di persone. Per Federagenti  l o studio di Oxford Economics   rappresenta l'ennesimo esempio della vitalità del trasporto marittimo. L'Ecsa ringrazia la tonnage tax


In questi tempi di crisi l'industria marittima europea, presa come se fosse appunto un'industria (anche se non lo è), rappresenta uno dei pochi comparti che cresce tanto, addirittura nei paesi dove la debacle economica è stata più dura: la Grecia. Lo ha sottolineato il presidente Federagenti Michele Pappalardo commentando uno studio di Oxford Economics, pubblicato all'inizio di aprile, sul valore economico del trasporto marittimo.
Il paese greco, infatti, resta nel Vecchio Continente quello con la flotta più numerosa di tutte (l'Italia è quarta). Pappalardo sottolinea anche altri due fattori che caratterizzano la dinamicità del settore marittimo: la crescita generale delle attività indotte e l'effetto moltiplicatore che generano sull'occupazione.

Lo studio di Oxford Economics
Il documento prende in esame i 28 paesi membri più la Norvegia.
Se il trasporto marittimo europeo fosse un'industria il suo bilancio sarebbe il seguente (in euro):
Fatturato 145 miliardi.
Occupati 2,3 milioni.
Gettito Fiscale 41 miliardi. 
Crescita tonnellaggio flotta Ue 2005-2014 +70%.
Quota europea nella flotta mondiale 40%.
Quota europea della flotta mondiale di portacontainer 60%. 
 
Attualmente la flotta europea conta 23mila navi, pari a 660 milioni di tonnellate di portata (39% quota mondiale), 450 milioni di tonnellate di stazza (40%). 
Una crescita così consistente è dovuta ai grossi investimenti che gli armatori hanno fatto negli ultimi quindici anni, complici la coesistenza di due fattori: l'esigenza di ammodernamento delle flotte e un discreto periodo di crescita tra la fine degli anni '90 fin quasi alla prima decade del 2000. Quest'ultimo, come sottolineano l'European Community Shipowner Association, che ha commissionato lo studio, e la stessa Oxford Economics, si è tradotto da parte dell'Ue in aiuti di Stato concessi agli armatori soprattutto nella forma del sistema fiscale della tonnage tax.
 
La classifica delle flotte dei primi cinque paesi
1. Grecia (284milioni di tonnellate)
2. Germania (circa 170 milioni) 
3. Norvegia (circa 60 milioni)
4. Italia (circa 46 milioni)
5. Danimarca (circa 45 milioni)

«Dati questi – commenta Pappalardo - che sarebbe suicida passare sotto silenzio. Dati che dovrebbero fare riflettere anche sulle conseguenze di un rigore indiscriminato, specie se posto a confronto con le conseguenze positive di una politica di crescita che può e dovrebbe produrre risultati ancora più rilevanti. Ecco dove la Ue non ha fallito».