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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Politiche marittime

Sciopero a Cagliari, Uiltrasporti: "600 lavoratori del trasbordo in bilico"

Oggi circa 200 portuali sono scesi in strada. I sindacati chiedono il finanziamento di un anno delle Agenzie del lavoro di Taranto e Gioia Tauro

Lo sciopero di oggi nel porto di Cagliari

«600 lavoratori portuali di due delle città tra le più martoriate del Paese, Gioia Tauro e Taranto, rischiano di aggiungersi nella lista di disoccupazione se non sarà prorogato con urgenza il finanziamento di un anno delle Agenzie per la somministrazione del lavoro in porto e la riqualificazione professionale dei portuali travolti dalla crisi del transhipment». A sostenerlo è Claudio Tarlazzi, segretario generale Uiltrasporti, in occasione dello sciopero dei lavoratori del porto di Cagliari, tenutosi oggi per protestare contro i ritardi nel pagamento degli stipendi. Circa 200 lavoratori sono scesi in strada ricordando i licenziamenti delle imprese CTS ed MTS. 

I sindacati riferiscono che i dipendenti della Cict non hanno percepito ancora la mensilità di maggio. Destino analgono anche per i dipendenti della Iterc. 

Lo sciopero di Cagliari «conferma l'attualità delle motivazioni di quello nazionale dello scorso 23 maggio», afferma Tarlazzi insieme al segretario nazionale, Marco Odone. «L'assenza di una politica nazionale dei trasporti e di un coordinamento a livello centrale per le infrastrutture – continuano - ha consentito alle compagnie di shipping e ai terminalisti portuali di accaparrarsi gran parte delle nostre banchine senza garantire di fatto traffici e sviluppo del nostro sistema portuale. Ad aggravare la situazione si è poi aggiunta la crisi del transhipment, i cui effetti si vedono oggi a Cagliari, ma che negli ultimi anni aveva già determinato il collasso dei porti di Gioia Tauro e Taranto».

I sindacati riferiscono di non aver avuto risposte concrete dal ministero dei Trasporti. «Non è accettabile che la vita o la morte di un porto sia nelle mani di gruppi imprenditoriali che si sottraggono persino ad un corretto confronto sindacale. Affinché i porti e il lavoro portuale non siano azzerati da un libero arbitrio del gigantismo navale e dell'automazione - concludono i due segretari -  è necessario un vero controllo pubblico su queste infrastrutture tanto strategiche per il Paese».