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15 aprile 2025, Aggiornato alle 18,29
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Politiche marittime

Salerno, 45 operatori contro l'accorpamento con Napoli

In una lettera a governo ed enti locali gli imprenditori criticano la riforma dei porti in cantiere. "L'autonomia solo agli scali del nord"


di Paolo Bosso 

45 imprenditori operanti nel porto di Salerno hanno scritto al ministero dei Trasporti, alla Regione Campania, a deputati e senatori locali, al sindaco e alla provincia salernitana per dire no all'accorpamento con l'Autorità portuale di Napoli previsto nel progetto di riforma del governo. Chiedono il mantenimento dell'autonomia dell'Authority salernitana. La loro paura è quella di perdere la competitività conquistata negli ultimi anni, caratterizzata da un virtuosismo commerciale e progettuale che ha portato lo scalo a spendere finora oltre 200 milioni di euro in infrastrutture. 


La posizione degli operatori è articolata, non è oppositiva verso Napoli ma contro il tipo di riforma della logistica italiana progettata dal governo e presentata a luglio scorso. «L'unica gravissima preoccupazione che ci muove è che i livelli di efficienza e di competitività raggiunti e consolidati negli ultimi decenni saranno certamente messi in crisi da un accorpamento che è davvero impossibile da comprendere» scrivono gli imprenditori. Anche l'economia di scala, una delle ragioni che giustificano l'accorpamento, non è sostenibile: «i singoli porti resteranno fisicamente separati e la competitività andrà ricercata in ciascuno di essi, in modo direttamente proporzionale al livello di efficienza che da soli saranno in grado di mettere in campo». Il modello della riforma è superato, «teso a intercettare e distribuire flussi di merci all'import, provenienti da Cina e Far East. Gli interessi del nostro paese risiedono invece nel rilancio della sua componente manifatturiera, fortemente orientata all'export».

Cosa non va nella riforma
Secondo gli imprenditori salernitani la riforma dei porti sta sostanzialmente garantendo autonomia soltanto ai porti dell'alto adriatico e tirrenico. I 45 firmatari ci tengono a sottolineare la complessità della loro posizione rispetto a una semplicistica contrarietà come «difesa del proprio orticello». Sotto accusa è la riforma che sta preparando il governo, basata su 14 "autorità di sistema" che accorpano Napoli e Salerno. Al contrario, la riforma andrebbe impostata sull'originaria idea razionalizzante pensata all'inizio, basata su sei distretti logistici nazionali: nordest, nordovest, sudovest, Sardegna e Sicilia. «Questa impostazione – si legge – è stata man mano modificata "accontentando" un certo numero di porti», i 14 delle autorità di sistema, garantendo così «al centro e nord Italia il mantenimento della propria autonomia ed a tutti i porti del sud accorpamenti in autorità regionali. La Liguria manterrà due autorità e sta combattendo per ottenerne una terza, mentre la Campania, seconda regione marittima d'Italia, ne dovrebbe avere solo una con sede a Napoli». Un disastro per gli operatori salernitani.