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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Infrastrutture

Rimorchi troppo cari e la sfida della liberalizzazione

Con l'eventuale superamento dell'attuale regime di monopolio dei servizi tecnico-nautici nei porti italiani, alcuni operatori temono possa abbassarsi il livello di sicurezza


Che le tariffe del servizio di rimorchio nei porti siano troppo onerose, non è un segreto per nessuno. Anzi, proprio in questi giorni, il dibattito intorno al tema della liberalizzazione dei servizi tecnico-nautici (pilotaggio, ormeggio, battellaggio e appunto rimorchi), sta facendo emergere, apparentemente in contrapposizione, le due esigenze fondamentali per lo sviluppo del settore: sicurezza e competitività. Sono davvero inconciliabili – come pensano molti operatori del settore – o è possibile trovare un giusto equilibrio? Prima cerchiamo di capire qual è la situazione nei porti italiani.
I servizi di supporto alla navigazione svolgono attività diciamo così "protetta" con tariffe stabilite dal ministero ed un solo soggetto per ogni scalo. Le attese liberalizzazioni dovrebbero invece portare concorrenza e competizione sui costi per gli utenti, che naturalmente si abbasserebbero. A questo punto, il timore che a prezzi sempre più stracciati possa corrispondere un livello di sicurezza più basso, è fondato. D'altro canto, l'attuale sistema di tipo monopolistico risulta chiaramente dannoso per lo sviluppo e consente l'applicazione di tariffe decisamente troppo alte.
Secondo il presidente dell'Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa, non si può pensare che l'affidabilità di impianti e strutture e la competitività dei porti vadano in direzioni opposte: occorre trovare una soluzione che assicuri entrambe. «E' logico – ha dichiarato Costa nel corso della conferenza internazionale sulla "Sicurezza in un mercato liberalizzato per i servizi marittimi" –  che prima debba venire la sicurezza, anche se non si può pensare a una graduazione, visto che questa o c'è o non c'è ed è conseguenza diretta dell'ottimizzazione. E', quindi, necessario individuare le regole a livello europeo e nazionale, anche se le decisioni vanno poi prese a livello locale».
Per Giuliano Gallanti, presidente dell'Autorità Portuale di Livorno, il regime di monopolio in cui certi servizi tecnico nautici vengono svolti appare sempre meno giustificabile, alla luce della legislazione attualmente vigente in materia di concorrenza. "L'attuale modello monopolistico – ha spiegato Gallanti – non appare più rispondente ai criteri di competitività ai quali ormai un moderno sistema portuale non può fare a meno di richiamarsi". Il presidente dell'Ap di Livorno auspica che il tema tariffario possa presto venire adeguatamente dibattuto anche a livello europeo per superare quegli impedimenti che, a suo tempo, resero impossibile a Loyola de Palacio di liberalizzare il mercato dei servizi portuali.
Il comandante della Capitaneria di porto della città lagunare, Tiberio Piattelli, invita comunque alla cautela quando si affronta il tema della liberalizzazione in questo delicato settore, perché si tratta in ogni caso di "servizi funzionali alla sicurezza della navigazione", con tutto il corollario di implicazioni che ciò comporta.
E' dunque a tutti evidente che i cambiamenti in questo settore non possono che avvenire gradualmente. Oggi le tariffe vengono rinnovate porto per porto, sempre su decreto del ministero dei Trasporti, attraverso ordinanze della Capitaneria. Ad esempio a Genova, alla fine di dicembre, sono state decise le tariffe a rimorchiatore per il biennio 2012-2013, con un rincaro deciso per decreto del 4,39 per cento. Come primo passo, l'Antitrust propone di adottare il "price cap", che stabilisce un tetto massimo alla tariffa deciso a livello nazionale.