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22 aprile 2025, Aggiornato alle 14,49
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Armatori

Quo Vadis? Quae nocent docent

Le cose che fanno male istruiscono. Investment vehicles, fondi flessibili e rafforzamento patrimoniale. Gli armatori e la riorganizzazione dei capitali. Riflessioni post-Mare Forum di Arturo Capasso  


di Arturo Capasso 
 
Se si osserva la situazione con una abbondante dose di ottimismo, la crisi non rappresenta solo un rischio per le imprese armatoriali, ma può trasformarsi in un'opportunità per il rilancio e il rafforzamento del comparto. È questa la conclusione che se ne trae al termine dell'intensa giornata di dibattito svoltasi nei saloni dell'Hotel Hilton a Sorrento, lunedì 14 maggio, nell'ambito del Mareforum 2012. L'ottimismo è una premessa irrinunciabile perché l'ormai classico appuntamento in costiera, splendidamente organizzato come ogni anno da Giuseppe Bottiglieri e dalla Mareforum, cade in un momento quanto mai critico per le imprese armatoriali e il recentissimo crack della Deiulemar ha contribuito a rendere il clima ancora più fosco. Tuttavia è proprio in questi momenti che il coraggio, dote che per definizione è connaturata agli armatori, deve far emergere l'ottimismo della volontà contro il pessimismo della ragione. La situazione attuale è figlia della crisi prima finanziaria poi economica internazionale, che ha colto il settore proprio nel momento in cui il suo peculiare andamento ciclico spingeva i noli e i valori delle navi verso un deciso ribasso. Il combinato effetto dei due fenomeni è stato oltremodo violento, perché la stretta creditizia, indotta dai problemi del sistema finanziario, ha privato le imprese armatoriali del necessario sostegno bancario nel fronteggiare la crisi. Tanto più che il brusco calo dei noli si è manifestato al termine di un lungo periodo di mercato estremamente favorevole, che aveva indotto gli armatori a consistenti investimenti in nuove costruzioni. Si pensi che nel 2008 l'order book mondiale raggiungeva il 70% della flotta circolante (valore che per le capesize era addirittura il 110%).  
Quali sono, dunque, gli insegnamenti che si possono trarre dalla crisi attuale e quali le mosse per creare le premesse di un'essenziale ripartenza. Alcuni interventi dei numerosi relatori del Mare Forum hanno fornito non pochi spunti di riflessione in tal senso. In primo luogo il mercato: la domanda dei servizi di trasporto non è in crisi. Lo hanno sottolineato sia Giuseppe Bottiglieri sia il responsabile del Rina Ugo Salerno. Quest'ultimo, tuttavia, nel rimarcare il ruolo trainante che avranno i Brics (Brasile, Russia, India, Corea e Sud Africa) ha messo in guardia dal rischio che alcuni di questi paesi si dotino di flotte proprie, magari impiegando, complici aiuti di stato, l'overcapacity dei cantieri asiatici. Le preoccupazioni maggiori però sono in ordine alla struttura finanziaria che, nelle imprese armatoriali, deve ricercare nuovi equilibri, diversi da quelli del passato, fortemente condizionati dalla leva finanziaria. I rapporti fra debito e capitale proprio, tradizionalmente anche del 80-90%, devono essere riposizionati su percentuali più contenute 50-70% e graduate anche in funzione della tipologia e della modalità di gestione commerciale della nave (LT T/C vs  Spot). D'altra parte, patrimonializzare maggiormente le imprese, con apporti di capitale di rischio, in periodi non particolarmente floridi per gli armatori, implica il ricorso a forme di finanziamento, finora solo parzialmente sfruttate, come i fondi di private equity e il mercato borsistico. Sotto questo profilo, sono sembrati particolarmente appropriati gli interventi degli esponenti di Borsa Italiana spa, Patrizia Celia e Massimiliano Lagreca, dedicati al Miv, il mercato telematico degli investment vehicles. Questo mercato ha requisiti pensati per società veicolo, ovvero costituite ad hoc per la gestione di specifici asset (esempio un gruppo di navi). Attraverso le società veicolo quegli armatori che non si sentono ancora pronti ad aprire il capitale delle proprie aziende, potranno raccogliere capitale di rischio per specifiche iniziative.
Per quanto riguarda i fondi, Fabrizio Vettosi, stratega del fondo specialistico Venice Shipping & Logistics, si è soffermato su una problematica molto avvertita in questi mesi, la gestione delle crisi di impresa. Il finanziamento delle imprese armatoriali proprio per la specificità e la ciclicità di questo particolare settore, deve per sua natura essere flessibile, dovendosi prevedere che nell'ampio arco di tempo rappresentato dalla vita utile della nave, sicuramente vi saranno momenti nei quali sarà necessario rivedere le condizioni del finanziamento. Questo però richiede un dialogo costante, che sia impostato con i tempi giusti, per cui l'impresa concorda con la banca sia il reinvestimento degli utili (ed eventuali rimborsi anticipati), nei periodi favorevoli, sia il riscadenzamento del debito durante i periodi discendenti del ciclo. Un approccio di questo tipo dovrebbe avere come naturale conseguenza una gestione extra-giudiziale, e pertanto più economica ed efficace, anche delle fasi più acute, come eventuali insolvenze. È evidente però che un'impostazione di questo tipo richieda un cambiamento organizzativo non da poco, come ben evidenziato dal Nicola Coccia. A suo giudizio, occorre un salto di qualità nel management delle imprese armatoriali, per adeguare le strutture organizzative a strategie più evolute, in grado di fronteggiare lo scenario di maggiore complessità che si prefigura per il post-crisi. In particolare, per il past president di Confitarma è importante che le imprese armatoriali si dotino di un chief financial officer, professionale e sufficientemente indipendente dagli azionisti, in grado di assolvere quella funzione essenziale di raccordo con il sistema bancario e con i mercati finanziari. D'altra parte l'esigenza di una sempre maggiore attenzione all'organizzazione delle imprese e all'inserimento di figure ad elevata competenza professionale è un tema ripreso da molti relatori, con riferimento a tutti i settori dell'attività aziendale. Rafforzamento patrimoniale, dunque, come ribadito anche da Angelo D'Amato nel suo intervento, ma soprattutto una grande attenzione alla creazione di team manageriali in grado di gestire in modo coordinato gli aspetti finanziari, tecnici e commerciali della flotta, in uno scenario dove si profilano sfide importanti e dove sarà sempre più importante non solo avere le navi, ma sapere individuare delle strategie vincenti. Solo con queste premesse, l'ottimismo potrà non essere illusorio o velleitario e la crisi rappresenterà un percorso di selezione naturale che ci darà, per gli anni a venire,  un settore armatoriale ancora più forte e competitivo.