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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Cultura

Quattro anni a bordo di una nave, la storia di Moahammad Aisha

Chief officer siriano, pochi giorni fa è tornato a casa dopo essere rimasto bloccato a bordo per un tempo inverosimile nel golfo di Suez, come responsabile legale di una nave abbandonata

A sinistra, Moahammad Aisha nell'aereo diretto in Siria; a destra, mentre torna sulla Aman dopo aver fatto provviste

a cura di Paolo Bosso

Dopo quattro anni a bordo di una nave abbandonata, il marittimo Moahammad Aisha è partito giovedì scorso dall'Egitto per ritornare nel suo paese natale, la Siria. La sua è una storia notevole ma non così bizzarra per il mondo dello shipping. È stato obbligato a vivere a bordo di una multipurpose, Aman, nel golfo di Suez, dopo che nel 2017, per dei certificati scaduti, la nave è stata sequestrata dalle autorità egiziane. Né l'armatore né i proprietari si sono interessati al dissequestro e così, dopo che il comandante era andato via, l'ufficiale di più alto grado a bordo in quel momento, Aisha, è stato nominato responsabile legale della nave e non ha potuto lasciarla fino alla settimana scorsa.

La situazione si è sbloccata grazie all'intervento della International Transport Workers' Federation (ITF), la più grande federazione sindacale dei lavoratori del trasporto, che ha ottenuto da un tribunale egiziano la nomina di un suo rappresentante come legale della nave che ha così sostituito il guardiano Aisha. 

Secondo l'ultimo aggiornamento delle Nazioni Unite, sono circa 250 nel mondo le navi attualmente abbandonate con persone a bordo, di cui solo nel 2020 se ne sono aggiunte 85, il doppio rispetto al 2019.

Aisha è stato per soli due mesi chief officer della nave Aman, battente bandiera di Bharani, prima del sequestro da parte delle autorità egiziane per via di certificati di equipaggiamento di sicurezza scaduti. Dopo che il comandante ha lasciato la nave, l'ufficiale di più alto grado a bordo in quel momento, Moahammad Aisha, è stato nominato da un tribunale egiziano tutore legale del mercantile. In un primo momento Aisha non poteva rendersi pienamente conto di cosa comportasse questa nuova situazione, che sarebbe cambiata solo quando la nave sarebbe stata venduta o i suoi certificati rinnovati.

I problemi grossi sono iniziati ad arrivare dopo poco, quando sulla Aman è finito il carburante, quindi l'elettricità, e sono iniziati a moltiplicarsi topi e zanzare. Pochi mesi dopo, in seguito a una tempesta, Aman si è disancorata dalla rada per arenarsi a poche centinaia di metri da una spiaggia, permettendo ad Aisha di scendere a terra (a nuoto), ricaricare il telefono, fare le provviste, per non più di qualche ora alla volta.

Il coordinatore della rete ITF per il mondo arabo e l'Iran, Mohamed Arrachedi, ha spiegato che dopo mesi di inerzia da parte dell'armatore, del registro del Bahrein e delle autorità egiziane, la scorsa settimana il tribunale incaricato del caso ha accettato la proposta di ITF di far prendere il posto di Aisha da uno dei suoi rappresentanti sindacali in Egitto. Per Arrachedi è stato «uno dei casi di abbandono più frustranti su cui ho lavorato, la situazione è stata disperata per Mohammad per così tanto tempo. Le sofferenze causate avrebbero potuto essere evitate se l'armatore e le altre parti con obblighi nei suoi confronti e la nave avessero fatto la cosa giusta sin dall'inizio». Visitato da un medico, Aisha ha mostrato i tipici sintomi delle persone detenute per anni in cattive condizioni, ovvero malnutrizione e anemia. «Come mi sento? Come se fossi finalmente uscito di prigione. Mi ricongiungerò con la mia famiglia. Li rivedrò», ha detto Aisha alla BBC.

«È assolutamente inaccettabile che siano sempre i marittimi a dover pagare gli altissimi costi dell'abbandono. L'abbandono è il cancro dell'industria marittima e deve essere debellato», ha affermato Arrachedi, secondo il quale il sistema di tutela legale marittimo egiziano andrebbe riformato, con il caso di Aisha che ne ha messo in risalto le assurdità. «La nomina dei marittimi come tutori legali crea enormi difficoltà e sofferenze», ha detto Arrachedi.

Il caso di Aisha è simile a quello di Vehbi Kara, un comandante turco che è rimasto intrappolato a bordo di una nave nel Canale di Suez per mesi quando un tribunale egiziano lo ha nominato tutore legale della Kenan Mete. Attualmente Mete, sempre grazie a un intervento della ITF, ha lasciato la nave e si trova in un hotel poco lontano, ma non è ancora in grado di lasciare l'Egitto.

Tag: marittimi