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21 novembre 2024, Aggiornato alle 16,10
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Porto di Salerno, USB denuncia autoproduzione sistematica

In particolare sulle linee della Grimaldi, il sindacato parla di una pratica «intollerabile e fuorilegge»

Il porto di Salerno (Sergei Gussev/Flickr)

«Come già segnalato più volte in altri scali italiani, anche nel porto di Salerno la pratica dell'autoproduzione, specialmente sulle linee della Grimaldi, è diventata ormai pratica sistematica». Lo denuncia l'Unione Sindacale di Base (USB).

L'autoproduzione è l'attività di rizzaggio e derizzaggio, ma per lo più di carico e scarico della merce, effettuata dai marittimi di bordo della nave anziché dai portuali, per cui l'armatore si autoproduce queste attività senza utilizzare i portuali. È un fenomeno sempre più presente nei porti italiani. Da un lato è dovuto all'automazione dei processi di movimentazione portuale - per esempio nell'utilizzo di gru e trattori che richiedono sempre meno personale, se non nessuno, per essere utilizzate - e più in generale allo sviluppo tecnologico della logistica che richiede sempre meno forza lavoro. Dall'altro è dovuto al ridimensionamento costante delle cooperative portuali messe in crisi dall'automazione, cosa  che comporta a sua volta una maggiore richiesta di autoproduzione, generando così un circolo vizioso.  

Una questione annosa che negli ultimi anni cerca di inquadrarsi normativamente in un calvario di polemiche e prese di posizione corporative tra armatori e portuali. Uno degli ultimi interventi in materia è della Capitaneria di porto che, interpellata da un'armatore, a febbraio scorso ha chiarito che l'autoproduzione dell'armatore deve essere effettuata da personale dedicato aggiuntivo per cui non è sufficiente la sola tabella di armamento, cioè utilizzare lo stesso organico di bordo per la navigazione.

Secondo USB negli ultimi anni nei principali porti italiani le tariffe sempre più basse imposte agli armatori dalle autorità portuali e l'assenza di integrativi adeguati stanno portando a un esubero di turni dei portuali e a carichi di lavoro «massacranti» in alcuni casi. «Un modus operandi intollerabile e fuorilegge – afferma USB - che crea numerose criticità sia per il personale marittimo, "costretto" a svolgere mansioni aggiuntive, ma anche e soprattutto per i lavoratori portuali che dovrebbero occuparsi di tutto il ciclo di lavoro, compreso il rizzaggio e il derizzaggio a bordo, così come dice la normativa attuale più volte ribadita anche recentemente. A tutto ciò si somma una situazione generale molto preoccupante circa l'organizzazione del lavoro all'interno della Culp "Flavio Goia" e non solo, che va anche ad incidere anche sull'utilizzo del personale portuale Intempo, che da anni vive una situazione di precarietà intollerabile con stipendi e turni di lavoro al limite della povertà». 

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