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23 aprile 2025, Aggiornato alle 12,58
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Infrastrutture

Porti turistici, la grande fuga delle barche

Da un'indagine dell'Osservatorio Nautico Nazionale emerge un decremento medio di presenze del 33%. Le cause? L'aumento dei controlli fiscali e del costo del carburante


E' in atto una grande fuga: quella delle barche dai porti italiani. Questa estate il decremento medio delle presenze si aggira intorno al 33 per cento. In base a quanto emerge da un'indagine condotta dall'Osservatorio Nautico Nazionale (Onn) sui 60 scali della Penisola più rappresentativi dell'offerta turistica, le cause principali del fenomeno sono l'aumento dei controlli fiscali e del costo del carburante. Rispetto a luglio 2011, segnala l'Osservatorio, la filiera turistico-nautica segna un decremento medio del 33% per quel che riguarda i transiti, ma nelle prime quattro regioni per numero di posti barca (Liguria, Sicilia, Sardegna e Toscana) la media peggiora e si attesta al –48 per cento. I picchi negativi per i posti barca stanziali si concentrano in Emilia Romagna (-40%), Sicilia (-33%), Friuli Venezia Giulia (-31%), Toscana e Liguria (-28%).
Dall'indagine dell'Osservatorio emerge che la fuga dei diportisti è dovuta principalmente alle ispezioni della Guardia di Finanza e al relativo clima di "terrore fiscale" (90%), alla ripetitività dei controlli in mancanza di coordinamento fra le diverse forze di polizia (76%) e al costo del carburante (33%). Considerato che secondo il Censis ogni quattro barche si crea un posto di lavoro nella filiera dei servizi e della manutenzione e che l'Italia ha oltre 156mila ormeggi, l'Onn ha calcolato che il fenomeno può comportare la perdita di almeno diecimila posti di lavoro.