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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Porti, la riforma che riforma poco

Il disegno di legge di riforma portuale approvato dal governo snellisce la burocrazia ma non prevede alcuna autonomia finanziaria. Rivoluzionato il sistema di nomina dell'Authority


Un disegno di riforma che sostanzialmente riordina la burocrazia quello approvato dal governo il 17 settembre. Dell'autonomia finanziaria neanche l'ombra. D'altronde il contrario sarebbe stata una sorpresa. Eppure la possibilità di usufruire di un gettito dell'Iva pari al 4% rappresenta una manna dal cielo, soprattutto per i grandi porti,. Un surplus di denaro da spendere subito per finanziare in autonomia grandi infrastrutture. Ora il disegno di riforma passa alla Commissione Lavori Pubblici del Senato ma le speranze per un testo diverso da quello licenziato lo scorso 17 aprile sono poche. Il governo, soprattutto il Tesoro, teme che quel 4% destinato ai porti possa far languire i conti pubblici.
Le novità del nuovo disegno di legge sono le nuove procedure di approvazione dei piani regolatori, i permessi e la nomina del presidente dell'Autorità Portuale.
Piani Regolatori. La Regione è obbligata a licenziare entro sessanta giorni il testo approvato dal Comitato portuale, per poi passare alla "valutazione ambientale strategica". I tempi, quindi, diventano più certi. 
Presidenza dell'Authority. La procedura di nomina del presidente del porto costituisce una piccola rivoluzione. Il metodo attuale consiste in una terna di nomi indicata da Comune, Camera di Commercio e Provincia, poi sottoposta all'esame di Regione e governo. Il disegno di legge prevede invece l'indicazione del presidente solo a carico della Regione con la conseguente nomina da parte del ministro delle Infrastrutture e Trasporti. Se non c'è accordo, il potere di scelta passa al ministro, che deve trovare l'intesa con la Regione. Se neanche qui dovesse esserci un'intesa, la nomina la farà il Consiglio dei ministri.
Nasce il sistema logistico portuale, un luogo di coordinamento delle attività di più porti e retroporti appartenenti ad un medesimo bacino geografico o al servizio di uno stesso corridoio europeo. In realtà questi sistemi già esistono da tempo, come quello dell'Alto Adriatico, mentre ora sono ufficializzati per legge. Restano le 25 autorità portuali