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09 gennaio 2025, Aggiornato alle 16,24
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Politiche marittime

Porti di Napoli e Salerno, 9 gennaio sciopero dei dipendenti dell'Adsp

I lavoratori dell'Autorità di sistema portuale contestano ai dirigenti una delibera che chiede la revisione di una serie di benefici economici previsti nel Contratto collettivo nazionale

La sede dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno Centrale, nel porto di Napoli

Sciopero nei porti di Napoli e Salerno da parte dei dipendenti dell'Autorità di sistema portuale (Adsp) del Tirreno Centrale contro la dirigenza dell'ente. Oggetto della discordia una recente delibera del Comitato di gestione dell'Ente che spinge sostanzialmente al decurtamento di una serie di benefici economici previsti nei prossimi anni per i dipendenti dell'Adsp. Le segreterie di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno quindi proclamato una giornata di sciopero per giovedì 9 gennaio nei porti di Napoli e Salerno.

La delibera dell'Adsp, secondo i sindacati, «punta a delegittimare la contrattazione collettiva nazionale, i Soggetti Negoziali e contestualmente la propria Associazione rappresentativa stipulante, Assoporti». Di cosa si tratta? 

La delibera è stata approvata a novembre scorso dal Comitato di gestione dell'Adsp campana su proposta del presidente dell'Adsp, Andrea Annunziata, e del segretario generale, Giuseppe Grimaldi. Recepisce l'accordo sul nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro – il Ccnl Porti sottoscritto il 18 novembre da Assiterminal, Assologistica, Assoporti, Fise Uniport, Ancip e sindacati – ma lo fa con qualche clausola, rimandando al ministero delle Infrastrutture e Trasporti chiarimenti su una serie di contributi economici destinati al personale dipendente dell'Adsp in vista del rinnovo del Ccnl nel 2027. Si tratta di clausole contrattuali specifiche, molto tecniche, che spiegheremo più avanti. 

Intanto alla proclamazione dello sciopero del 9 gennaio la segreteria generale dell'Adsp ha risposto constatando la «grande irresponsabilità» del sindacato confederale. Secondo Annunziata e Grimaldi l'iniziativa contrattuale avviata con la delibera riguarda «la verifica puntuale posta in essere dagli uffici competenti di questa amministrazione di istituti contrattuali cui il personale dipendente non aveva diritto. Benefici economici assegnati in precedenza sulla base di interpretazioni fuorvianti ed arbitrarie che di fatto gravano sul bilancio dell'Ente e quindi sulla fiscalità generale».

La clausola economico-contrattuale per i dipendenti dell'Adsp, contestata dalla dirigenza dell'Adsp e inoppugnabile per i sindacati, riguarda una corresponsione da erogare a luglio 2027 per il quale, scrivono la segreteria e la presidenza dell'Adsp nella delibera di novembre scorso, «non è allo stato quantificabile in quanto pari al 40% dell'indice Ipca prevista per l'anno 2027, rendendo pertanto impossibile una verifica sia pure presuntiva». Inoltre, la delibera solleva una questione di compatibilità del cosiddetto ‘Elemento retributivo ex A.P.', «rispetto – scrive la delibera - al contenuto del comma 2 dell'art. 23 della L. 84/94. Il suddetto importo di armonizzazione, nell'allegato documento ‘chiarimenti a verbale applicazione art. 52 CCNL', viene definito ‘non assorbibile', così ponendosi in apparente contrasto con il citato comma 2 dell'art. 23, per il quale, invece, ‘Il personale delle organizzazioni portuali è trasferito alle dipendenze delle Autorità di sistema portuale, in continuità di rapporto di lavoro e conservando il trattamento previdenziale e pensionistico in essere alla data del trasferimento nonché, ad personam, il trattamento retributivo, mantenendo l'eventuale importo differenziale fino a riassorbimento'».