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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Infrastrutture

Porti autonomi per tutti. Ma quando?

Il ministro dei Trasporti Matteoli annuncia la discussione in Senato di un testo che dovrà individuare le risorse: circa 100 milioni di euro all'anno per dieci anni da distribuire alle 24 authority. Saranno sufficienti?


L'autonomia finanziaria dei porti si farà. Quando e come è ancora presto per saperlo ma intanto il ministro dei Trasporti Altero Matteoli annuncia la buona notizia all'inaugurazione del Salone nautico internazionale di Genova. Una svolta tanto attesa dagli operatori del mare e che ora il governo sembra intenzionato a realizzare, anche se bisogna aspettare la discussione in Senato e l'approvazione da parte del governo. «Lunedì la Commissione Bilancio del Senato dovrebbe dare parere favorevole al provvedimento che dovrà individuare le risorse» spiega il ministro precisando di aver avuto rassicurazioni in questo senso dal senatore Luigi Grillo (Pdl), presidente della Commissione Lavori Pubblici. Si tratta solo di un primo passo che è ancora lontano dal realizzare concretamente lo strumento. Per garantire almeno quel punto in più dell'Iva ai porti che l'autonomia dovrebbe portare, occorrono risorse e, «in questa fase - spiega il ministro - è importante anche una cifra che potrebbe apparire non sufficiente, ma che rappresenta una svolta importantissima per le Autorità Portuali». Lo stesso Grillo spiega nel dettaglio il doppio scenario possibile: nella migliore delle ipotesi sarà una cifra intorno ai 100 milioni di euro l'anno, «continuativi per almeno dieci anni perché ancorati a una delle tante imposte dello Stato» da dividere tra le 24 Autorità portuali italiane in misura direttamente proporzionale ai traffici: l'80% agli scali maggiori, il 20% a quelli minori per perequazione. In caso contrario non si farà niente. «I soldi sono pochi – afferma Grillo - ma ancorati a imposte dello Stato certe e continuative, e questo significa che quei 100 milioni, garantiti per i prossimi 10 o 20 anni, possono produrre un effetto leva consistente. Permetteranno alle authority di ottenere prestiti dalle banche e di fare quegli investimenti che altrimenti non sarebbero in grado di fare». Le imposte cui ancorare il contributo ai porti «devono ancora essere individuate», spiega il senatore. Martedì in commissione Bilancio si parlerà proprio di questo
Alla prossima assemblea Assoporti (18 ottobre) ci sarà quindi di cui discutere. L'autonomia però, a quanto pare, non sarà inserita nel decreto sullo sviluppo e sulle infrastrutture, come richiesto dalla stessa associazione dei porti italiani, questo perché secondo Matteoli «il decreto sviluppo è sulle infrastrutture» anche se il gettito generato su quell'1% in più sull'Iva che l'autonomia dovrebbe dare ai porti serve proprio a finanziare la costruzione di nuove strutture portuali.