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22 aprile 2025, Aggiornato alle 14,49
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Armatori

Pirati, cinque sequestri nell'ultimo anno e mezzo

È il numero di navi mercantili italiane tenute in ostaggio tra il 2011 e il 2012. L'anno scorso le navi totali attaccate sono state 439


Le navi italiane attaccate dai pirati negli ultimi due anni sono state 42 con cinque sequestri tra il 2011 e il 2012 avvenuti di fronte le coste somale. Delle 42 unità coinvolte la metà hanno meno di dieci anni. Lo ha riferito Luca Sisto, dirigente Confitarma e presidente vicario dell'Istituto Italiano di Navigazione nel corso di un convegno tenutosi il 4 luglio nella Capitale e promosso dall'Osservatorio per la Sicurezza e Difesa CRNe in collaborazione con il dipartimento di ingegneria elettronica dell'università di Roma Tor Vergata. 
In totale l'anno scorso sono state 439 le navi mercantili attaccate, di queste 160 in acque somale. E' proprio in questo canale che si gioca il nodo militare e strategico della lotta alla pirateria. La circumnavigazione dell'Africa è troppo onerosa per gli armatori e il passaggio per questa zona, con la navigazione a poche miglia dai punti caldi del Puntland e della Somalia, diventa obbligato. Lo sanno bene i pirati che l'anno scorso hanno attaccato ben il 30% della quota petrolio che transita di qui attraverso le navi.
La sola forza armata non può essere la soluzione. Nella pirateria moderna si incrociano da un lato i pesanti conflitti sociali della regione dell'Est Africa e gli interessi economici dei signori della guerra, dall'altro la necessità per i mercantili di difendersi con i mezzi delle marine militari o con i contractors privati i quali questi ultimi, sottolinea Sisto, hanno il vantaggio di poter essere organizzati direttamente dall'armatore senza dipendere da alcun comando superiore di tipo militare. Nel corso del convegno è stato ribadito che l'azione di difesa contro il fenomeno deve essere oltre che di tipo militare anche di sostegno psicologico, non bisogna dimenticare infatti che per l'equipaggio ogni attacco è un rapimento. 
Tutti i presenti al convegno, dal comandante generale delle Capitanerie di porto Ferdinando Lolli al direttore generale del Trasporto Marittimo (ministero dei Trasporti) Enrico Maria Pujia, sono d'accordo nell'istituire una forza giuridica e militare unica che possa affrontare il fenomeno con decisione.