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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Perché non bisogna sopprimere Ipsema

L'accorpamento con Inail e Ispesl porterebbe pochi benefici alle casse dello Stato. In secondo luogo sarebbe un "delitto" contro le casse marittime. Infine non seguirebbe gli standard europei, dove tutti gli Stati membri hanno un istituto di previdenza del mare. Le opinioni dell'armamento italiano


L'ipotesi di soppressione dell'Ipsema non piace neanche agli armatori. Il motivo principale, condiviso dallo stesso istituto di previdenza, risiede nel fatto che le proiezioni di bilancio garantiscono una certa solidità fino al 2020. 
I progetti del governo prevedono l'accorpamento di Inail, Ipsema e Ispesl nel "Polo della salute e della sicurezza". La manovra economica 2011-2013 varata nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri prevede riduzioni della spesa pubblica ed effetti finanziari strutturali per 24 miliardi di euro con l'obiettivo di ricondurre il rapporto tra indebitamento e prodotto interno lordo nel 2012 al di sotto del 3% come previsto dal Trattato di Maastricht. Da qui la decisione di sopprime l'ente previdenziale. 
«Siamo fermamente contrari – ha detto il presidente Confitarma Paolo d'Amico - tanto più che questa ipotesi, come abbiamo più volte fatto presente alla Presidenza del Consiglio, non avrebbe alcun effetto reale in termini di risparmio sul bilancio dello Stato, che oggi invece trae benefici dagli effetti positivi derivanti dalla gestione dell'Istituto le cui proiezioni di bilancio garantiscono una solidità economico-finanziaria fino al 2020». 
Ipsema si oppone alla manovra per tre motivi: sarebbe un "delitto" contro un patrimonio storico quale quello delle casse marittime, risalenti al XIX secolo; in secondo luogo il taglio porterebbe ben pochi benefici alle casse dello stato visto che l'ente sarà in attivo fino al 2020; infine perché alla riorganizzazione dei servizi walfare ci ha già pensato la stessa Ipsema con l'ipotesi di creazione dell'"Ente Sociale Italiano della navigazione", Secondo Ipsema, un ente di questo tipo, oltre a valorizzare «la specificità del comparto marittimo», permetterebbe la «riorganizzazione territoriale delle strutture che si occupano a vari livelli e con diverse competenze della tutela della gente di mare» comportando una «miglioramento complessivo dei servizi e ad un risparmio che l'istituto ha quantificato in almeno 15 milioni di euro. Da questa proposta è nato un disegno di legge presentato dalla Commissione lavoro della Camera dei Deputati per il quale è iniziato l'iter legislativo».
Per Confitarma l'accorpamento/soppressione andrebbe contro la tradizione previdenziale marittima non solo italiana ma europea. «Tutti gli Stati membri della Ue a forte tradizione marinara – spiega d'Amico - hanno uno specifico istituto assistenziale per il personale navigante, vista la specificità delle normative in tale materia ad esso applicabili (convenzioni internazionali, normativa comunitaria e nazionale). Con la scomparsa dell'Ipsema, il settore marittimo italiano perderebbe l'unica struttura pubblica specializzata, che oggi costituisce il catalizzatore di tutte le problematiche del welfare per il mondo del mare».