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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Per Federlogistica l'autonomia differenziata danneggerà la catena logistica

Come distribuire le risorse sulle regioni? Come conciliare questa riforma con quella dei porti? Se lo chiede Luigi Merlo, presidente della federazione aderente a Confcommercio

Luigi Merlo, presidente di Federlogistica

L'autonomia differenziata, introdotta dal Parlamento a giugno scorso, non piace a un pezzo importante della logistica italiana, quella rappresentata da Confcommercio. Qualche settimana fa ne aveva criticato gli effetti negativi sul settore dei trasporti l'aderente Conftrasporto, sottolineando come essa rischia di spezzettare le performance logistiche della penisola a danno di tutto il sistema. Sull'argomento torna ora a parlarne anche la Federlogistica, sempre aderente a Confcommercio.

Secondo la federazione l'autonomia differenziata rischia di portare alla proliferazione di aree logistiche senza programmazione, oltre a danneggiare seriamente le risorse economiche dello Stato. «Per quanto concerne la logistica – afferma il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo - il problema principale consiste nell'assenza di pianificazione; si trasformano quasi ovunque aree industriali e agricole in poli logistici senza valutare alcune condizioni essenziali come i mercati di riferimento, il livello di infrastrutture, soprattutto ferroviarie, le valutazioni del mercato, le esigenze della portualità e quelle dell'e-commerce. Sul versante portuale, mentre si sottovalutano le opportunità derivanti anche dalla candidatura di molti porti pugliesi, siciliani e calabresi a diventare importanti hub logistici per gli impianti eolici, il pericolo maggiore si cela nell'implementazione dell'autonomia differenziata. Già il titolo V ha mostrato di essere un pesante vincolo per lo sviluppo della portualità. A fronte di un mercato globale che risente sempre più di fenomeni e decisioni di rilevanza mondiale, abbiamo infatti crescente bisogno di una politica portuale nazionale, non del ritorno ai localismi di vario genere».

Secondo Merlo è chiaro a tutti che i circa 13, 14 miliardi di euro che lo Stato incassa ogni anno da IVA e accise delle merci che transitano nei porti «rappresentano un bottino allettante per molte regioni, ma sarebbe opportuno ragionare su un riparto delle risorse evitando di destabilizzare il sistema. L'autonomia differenziata solleva interrogativi senza risposte. Occorre domandarsi: come si concilia l'autonomia con la più volte annunciata riforma della legge portuale? Chi garantirà l'omogeneità tra porti, situati in regioni diverse, a servizio dei medesimi mercati? Chi saprà garantire coerenza tra i vari piani regolatori portuali? Avremo presidenti di autorità di sistema portuale nominati dal governo e altri dalle Regioni? È forse il caso di ricordare come l'esperienza dei porti regionali sia risultata fallimentare rendendo obbligata la scelta di trasferire molti porti regionali, ultimo in ordine di tempo quello di Siracusa, sotto la giurisdizione delle autorità di sistema portuale».

«I porti di oggi – conclude Merlo – non sono neppure lontani parenti di quelli di vent'anni addietro: sono già, e diventeranno sempre più, luoghi di conoscenza, tecnologia e sicurezza, votati all'applicazione dell'intelligenza artificiale, alla cybersicurezza, all'utilizzo dei droni subacquei a supporto delle attività di monitoraggio anche nell'ottica delle sfide imposte dal cambiamento climatico. Per questo occorrono una maggiore attenzione del Governo e la creazione di nuove strutture basate su modelli di indirizzo e supporto multidisciplinari. Tutti temi non decentrabili neanche a quegli "Assessorati del mare" che le Regioni dovrebbero istituire e che rappresentano comunque uno sviluppo positivo sulla strada di una maggiore consapevolezza dell'importanza strategica di questo settore. Ma con l'autonomia differenziata, potrebbe delinearsi uno scenario devastante cronicizzando ed esasperando la già carente capacità di intervento su queste tematiche quando invece sarebbe indispensabile e urgente per il Paese poter contare su una riforma che centralizzi la programmazione portuale».

Tag: economia