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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Paolo d'Amico, "Un ordine di priorità per i progetti portuali"

Commentando il convegno di Italia Futura "RiforMare" tenutosi oggi a Genova, il presidente della Federazione del Mare stila un bilancio sullo shipping italiano. Un cluster che coinvolge 5 milioni di persone ma che, secondo d'Amico, non può contare solo sulla gomma 


«E' il segnale positivo che i temi dell'economia marittima vengano guardati con interesse non più solo dagli addetti ai lavori, ma sempre più anche dalla società civile». Paolo d'Amico, in veste di presidente della Federazione del Mare, ha commentato così "RiforMare", il convegno dedicato alla portualità tenutosi oggi a Genova e organizzato dall'associazione fondata da Luca Cordero di Montezemolo Italia Futura
«In Europa – continua d'Amico - si calcola che il valore del cluster marittimo raggiunga circa 450 miliardi di euro e dia occupazione a 5 milioni di persone, grandezze che fanno riflettere sul ruolo che svolge il sistema marittimo. Da noi, celebrare il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia è anche l'occasione per ricordare il contributo che le attività marittime hanno da sempre dato allo sviluppo del paese. Né si può dimenticare che Cavour, grande artefice del Risorgimento, è stato ministro della Marina e ne ha messo in luce la rilevanza per una moderna economia di scambio, come quella che si andava formando». 
E 150 anni dopo l'unità d'Italia è tempo di fare bilanci secondo d'Amico, «e quello dell'Italia è certo lusinghiero. La flotta italiana è tra le principali al mondo e supera ormai i 18 milioni di tonnellate di stazza, con posizioni di rilievo nel naviglio più sofisticato. I porti italiani - con tutte le funzioni ad essi legate, di agenzia e intermediazione marittima, di logistica e spedizione, di movimentazione e stoccaggio, di servizio tecnico-nautico, etc. - sono al primo posto in Europa per import-export di merci con 200 milioni di tonnellate, dalle quali trae alimento la nostra economia di trasformazione, che importa materie prime ed esporta manufatti. Lo sono anche per traffico crocieristico, dando un contributo importante al turismo italiano. La nostra industria cantieristica e nautica, nonostante le difficoltà determinate dalla crisi economica, mantiene posizioni di leadership internazionale nella costruzione di navi da crociera e grossi yacht a motore».
I problemi, però, non mancano. In particolare, prosegue d'Amico, nelle «infrastrutture inefficienti» e negli «eccessi di regolamentazione». Secondo il presidente della Federazione del Mare il nostro paese è in parte svantaggiato dalla morfologia montuosa che ha sviluppato una logistica incentrata sulla strada, ma ciò non basta. «E' necessaria – spiega d'Amico - una più ampia integrazione e organizzazione del trasporto, per ridurne i costi, sia economici che ambientali e sociali». «E' necessario sviluppare quindi anche a terra un mercato di servizi logistici e di trasporto adeguati sotto il profilo organizzativo, tecnico-operativo e giuridico; nonché stabilire un ordine di priorità rigoroso e privilegiare progetti e investimenti che intervengano sui porti più funzionali al nostro sistema produttivo». Interventi che se realizzati, conclude d'Amico. «aiuteranno anche per il futuro a mantenere e ampliare l'importante quota del prodotto interno lordo che l'economia del mare rappresenta per lo sviluppo del paese».