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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Onorato contro l'autoproduzione selvaggia

L'armatore napoletano, in occasione del viaggio inaugurale di Maria Grazia Onorato, si chiede se non si voglia "fare fuori tutto in nome della speculazione armatoriale"

Vincenzo Onorato al viaggio inaugurale di "Maria Grazia Onorato"

a cura di Paolo Bosso

«Vogliamo sfasciare anche i porti e mandare a casa altre persone, vogliamo fare fuori tutto nel nome della speculazione armatoriale?». L'armatore di Moby e Tirrenia Vincenzo Onorato, in occasione del viaggio inaugurale da Genova del nuovo traghetto Maria Grazia Onorato, ha fatto un discorso molto critico sull'autoproduzione, chiedendosi se non sia arrivato il momento di regolamentarla invece che lasciarla alla negoziazione (poco equilibrata) tra imprenditori marittimi e lavoratori portuali che il 23 maggio saranno in sciopero. Quello di Onorato è stato un discorso che ha spiazzato la platea perché viene da un soggetto portatore di interesse (un armatore in questo caso), iscritto in un'associazione che giusto un anno fa ha detto chiaramente che l'autoproduzione è un diritto. Inoltre il discorso di Onorato, almeno apparentemente, cozza con un'altra battaglia mediatica che manda avanti da anni, quella contro la disoccupazione dei marittimi italiani: sulla fiancata di Maria Grazia Onorato c'è la scritta "Onorato per i marittimi italiani". Onorato, quindi, il quale negli anni si è costruito un ruolo pubblico di imprenditore a difesa degli interessi dei marittimi, quelli che fanno l'autoproduzione dell'armatore, con quest'ultimo discorso richiama l'attenzione sul destino dei portuali italiani.

L'autoproduzione è l'attività di rizzaggio e derizzaggio dei carichi ad opera dei marittimi di bordo invece che dei portuali a terra, specializzati storicamente in questa attività sotto il nome di "camalli", i "portatori" in arabo. L'armatore, in altre parole, si autoproduce un'attività necessaria per il rizzaggio e derizzaggio senza pagarla come un servizio portuale. «Una ventina d'anni fa - racconta Onorato - a Genova i camalli erano circa 6 mila e davano occupazione a tutta la città. Oggi sono mille», spiega Onorato. «Autoproduzione - continua - significa che il marittimo imbarcato a bordo si mette a fare le operazioni portuali. In molti casi saranno marittimi extracomunitari sottopagati a farlo, a 200 o 300 dollari al mese, mentre i nostri marittimi restano a casa a fare la fame». Secondo il fondatore di Moby (oggi parte del gruppo Onorato Armatori) «per fermare la speculazione armatoriale serve una risposta politica forte e certa. Oggi la globalizzazione sui mari è diventata la globalizzazione della miseria». 

In Italia di autoproduzione se ne parla da circa un anno. Secondo Assarmatori - associazione armatoriale in cui sono iscritte anche le compagnie del gruppo Onorato Armatori - l'autoproduzione va disciplinata ma non vietata. L'anno scorso ci sono stati tavoli tra armatori e sindacati al ministero dei Trasporti, ma senza particolari risultati, tant'è che il 23 maggio, a circa un anno da uno sciopero simile, i portuali scenderanno in strada. Sono stati stretti assi sindacali tra Italia e Germania e iniziati i primi confronti nei porti più importanti, come Napoli e Savona.

Tag: onorato