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21 novembre 2024, Aggiornato alle 08,47
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Cultura - Personaggi

Nasce il Museo Dal Mare, la storia che continua a navigare

Colloquio con Alessandro Maruccia, ideatore dell'innovativo progetto che mette in rete le barche d'epoca che si raccontano mentre solcano le onde


Colloquio con Alessandro Maruccia di Marco Molino

Un timone che ha visto tempi migliori, una vela sdrucita, una maestosa prua ormai a riposo. Quante avventure possiamo rievocare ammirando una storica imbarcazione, anche se è stata trasferita dai flutti spumeggianti all'asettico allestimento una sala espositiva. Ma alcuni sono convinti che quelle vicende di uomini e carene rimangono davvero eterne soltanto a contatto con l'acqua salmastra, quando il vento e le mani continuano a carezzare ogni ruga dello scafo. Nasce da questa esigenza di manufatti vivi il Museo Dal Mare, che abbatte idealmente le pareti delle mostre statiche e riconquista il rollio delle onde. L'idea è germogliata – naturalmente stando a bordo – nella testa del navigatore tarantino Alessandro Maruccia, che insieme ad altri appassionati riuniti nella Fondazione Dal Mare ha promosso in questi anni numerose iniziative per trasmettere i valori della marineria e contribuire allo sviluppo della filiera socio-culturale legata al pianeta blu. Quando parla di barche, lo skipper e istruttore pugliese le definisce paternamente «creature» e giura che "sotto coperta" sente battere il cuore degli uomini che gli hanno insegnato qualcosa. «Il museo – confessa – nasce intorno a Sunny Daniele, la gemella del Joshua, imbarcazione mitica del celebre navigatore francese Bernard Moitessier, al quale il museo è dedicato». 

Varcare la metafisica soglia di questo originale Museo Dal Mare è un po' come sfogliare le pagine ingiallite di un vecchio libro pregno di esperienze. Ma intanto, comandante Maruccia, vorremmo che ci spiegassi perché questo progetto ha bisogno di raccontare le sue storie alla luce del sole. 
«Prima dell'idea del museo, c'era un'esigenza, quella di avere anche Taranto un museo del mare, quindi per anni, i miei viaggi in Europa ed all'estere erano condizionati dalla presenza di musei del mare da visitare. Ne ho visitati tantissimi, e da tutti ne uscivo ovviamente arricchito e stimolato, ma c'era sempre una cosa che mi lasciava, da amante dell'argomento, con un po' di amarezza, quei cartelli (giusti peraltro), che ti intimano di non toccare, e spesso anche di non fotografare. Ma io sono uno materiale, ho bisogno di toccare gli oggetti, di sentire i materiali a contatto con le dita, i loro profumi, le loro forme, i particolari di costruzione, guardare e basta un oggetto da una unica prospettiva non mi soddisfa appieno». 

Dunque, queste poco soddisfacenti esperienze sensoriali hanno fatto maturare l'idea di un museo diffuso. Ipotesi seducente, ma obiettivamente difficile da realizzare in concreto. Come hai pensato di superare le difficoltà di un progetto che ha bisogno della cooperazione di tante persone?
«Sono venuto a conoscenza poi ed ho visitato dei format di musei galleggianti, dove le barche/navi si possono osservare in mare, decisamente meglio per un appassionato di barche, e allora mi sono chiesto, e se queste barche le potessi visitare, ne potessi ascoltare la storia direttamente da chi ne è in possesso ed innamorato, e se addirittura ci potessi stare al timone, per apprezzarne le caratteristiche in navigazione, non sarebbe fantastico? Così è nato Il "Museo dal Mare - Patrimonio vivo navigante"».

Un sogno in sintonia con la tua anima di uomo di mare. E certamente mi perdonerai se cerco di trattenerti ancora un attimo con i piedi per terra se insisto a chiederti: in che modo state coinvolgendo altri appassionati ed operatori del settore in questo Museo che funziona - se funziona - solo in una logica di rete e seguendo regole comuni? 
«Il museo oggi sta raccogliendo barche di armatori privati, raccontandone la storia attraverso il sito web. Gli armatori sono chiamati infatti, con il nostro aiuto, a ricostruire la storia della propria barca e del cantiere che l'ha costruita, dopodiché, in porto la barca espone una targa che racconta i suoi dati principali tecnici e storiografici. In giornate programmate, inoltre, sarà possibile per chiunque visitare la barca e provarla in mare con l'armatore che risponderà a tutte le domande tecniche e storiche. Una cosa decisamente particolare è che il museo è diffuso, possono aderire imbarcazioni presenti in ogni porto italiano e non. Hanno già aderito alcune barche a Brindisi e Procida». 

Come mantenete i contatti?
«Per ora il coordinamento delle attività e affidato perlopiù agli strumenti social che non ci soddisfano appieno, abbiamo bisogno di incontrarci fisicamente e stiamo studiando dei meccanismi di delegazioni locali».

Le barche sono le vere protagoniste di questo museo senza confini. Ma dietro gli scafi ci sono le persone con i rispettivi bagagli di esperienze, con le tante lezioni di vita che il mare sa trasmetterci.
«Sentivamo che l'idea potesse piacere, ma non ci aspettavamo tanto entusiasmo da parte degli armatori, sono loro i veri protagonisti del progetto, a loro va la nostra gratitudine per la disponibilità che offrono oltre che le attenzioni che da sempre dedicano al mantenimento delle proprie barche. Per ora ci stiamo rivolgendo principalmente alle imbarcazioni che vanno dall'epoca subito prima della costruzione in serie e in catena di montaggio, quindi le barche dagli anni Novanta a ritroso, quelle che definiremmo vintage, e che sono in una sorta di limbo: non ancora barche d'epoca, ma neanche moderne. Ovviamente ci auguriamo di accogliere presto barche che vadano sempre più indietro nel tempo».

Per uscire dalla cerchia degli appassionati, la comunità di proprietari di barche d'epoca deve mantenere e alimentare relazioni con scuole e associazioni di settore. Il Museo Dal Mare potrà vivere e svolgere il suo ruolo anche formativo se entra in sinergia con il resto del mondo che interagisce con il mare o che intende cominciare ad assimilare i valori del mare. Come state tessendo questa rete?
«Stiamo riscontrando un bell'entusiasmo anche tra gli interlocutori istituzionali con i quali cominciamo ad interagire. Abbiamo siglato interessanti protocolli di intesa: con il gruppo "Marine di" che in tutta Italia ha messo a disposizione una scontistica riservata alle barche del Museo Dal Mare, con il Circolo della Vela di Brindisi siamo in collaborazione per far nascere all'interno della regata internazionale Brindisi Corfù 2023 una classifica dedicata alle barche del Museo Dal Mare, con L'istituto Nautico di Taranto invece siamo a lavoro per coinvolgere gli alunni all'interno delle attività del Museo. Altre collaborazioni sono in cantiere».

Insomma, questo progetto sembra davvero aver preso il largo… 
«Il Museo ha issato le vele ufficialmente da circa un mese e già ha preso un bell'abbrivio, ora occorre stare vigili alla barra, è una navigazione lunga ed impegnativa ma siamo un equipaggio affiatato e voglioso di fare tante miglia».