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09 aprile 2025, Aggiornato alle 16,04
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Politiche marittime

Marò, Monti chiama il premier indiano

Il primo ministro italiano ha ribadito al collega Singh che il presunto incidente è avvenuto in acque internazionali. Intanto New Delhi chiede all'Onu la creazione di una nuova forza navale anti-pirati


Il governo indiano fa sapere di non riconoscere "l'immunità legale dei militari impiegati a bordo delle navi con funzioni anti pirateria perché l'accordo sui Vdp (Vessel Protection Detachement) non si applica a livello globale".  Ancora in alto mare la possibilità di un accordo con New Delhi per risolvere la vicenda dei marò tenuti in stato di fermo a Kerala con l'accusa di omicidio dei due pescatori scambiati per pirati. Sul caso è intervenuto direttamente Mario Monti, che ha avuto un colloquio telefonico con il premier indiano Manmohan Singh. Il primo ministro ha sottolineato che il presunto incidente è avvenuto in acque internazionali e che la giurisdizione è quindi solo italiana. Concetto ribadito anche dal ministro degli esteri, Giulio Terzi. Per i "militari che operano nel quadro delle risoluzioni Onu", spiega, è necessario affermare, sul piano internazionale, il "principio di immunità e giurisdizione nazionale". L'importanza di salvaguardare le missioni navali multinazionali è comunque riconosciuta anche da New Delhi, tanto che oggi l'ambasciatore indiano presso le Nazioni Unite, Hardeep Singh, ha suggerito la creazione di una forza navale anti pirateria sotto lo stemma dell'Onu e il coordinamento tra le varie unità navali per eliminare il grave fenomeno. Il diplomatico ha ricordato che ci sono 30 marinai indiani tenuti in ostaggio dai pirati somali e che ''la loro condizione umanitaria e' fonte di grande preoccupazione per il governo indiano''.