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02 aprile 2025, Aggiornato alle 15,55
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Marittimi, la babele dei corsi obbligatori

Decreti contraddittori, procedure poco chiare, costi insostenibili. Il punto di un'operatrice del settore


di Gianna Camalich - DL News

Attualmente mi sto occupando dei corsi obbligatori per i marittimi che devono diventare primi ufficiali di coperta (Decreto 25 luglio 2016). E la cosa NON è facile. All'art. 6, comma 2, lettera f) si trovano i corsi obbligatori che il marittimo deve possedere. Tra l'altro è indicato il corso ECDIS (corso che il marittimo ha già fatto quando è diventato terzo ufficiale). Gli altri corsi indicati sono: l'ARPA SAR e il MEDICAL CARE, mentre non si parla del LEADERSHIP MANAGERIALE che invece è obbligatorio: qui le cose non sono ben chiare.

Al di là di questo problema, che sarebbe comunque da chiarire, per i marittimi del Nord si presenta un'altra difficoltà, ossia gli enti nei quali poter effettuare i corsi previsti. A Genova sono presenti ben quattro  centri riconosciuti dal MIT: l'Ente Radar, il CMA (che attualmente sta "inglobando" la LITAV di La Spezia) e, per la parte medica, abbiamo il SIMAV (Centro di servizio di Ateneo di simulazione e formazione avanzata dell'Università degli Studi di Genova) e l'Ospedale Galliera. La buona notizia per i marittimi del Nord Italia è che possono così trovare una valida alternativa ai numerosissimi centri del Sud Italia che però continuano a detenere il primato dei corsi svolti anche perché (e non si sa come) riescono a far partire corsi con un solo partecipante mentre i centri di addestramento del Nord sono costretti a non far partire i corsi se non hanno almeno 6-7 partecipanti. È sicuramente un problema di costi (struttura, docenti, materiale didattico…) che, evidentemente al Sud NON hanno.

Qui di seguito riporto stralcio dei decreti che parlano dei suddetti corsi, i quali parlano solo di numero massimo, ma NON di minimo, mentre invece quello delle certificazioni sanitarie parla addirittura del numero minimo di 10 partecipanti e ti assicuro che NON è per niente facile trovare 10 marittimi che siano in situazione di sbarco nello stesso periodo e che non abbiano altre incombenze da assolvere.Teniamo presente, infatti, che i marittimi di Carnival, per esempio, devono andare spesso nel centro di addestramento di Almere minimo per 15 giorni e sempre durante il loro periodo di VACATION che quindi si trasforma da periodo di "riposo" (dopo minimo 4 mesi di imbarco) a periodo di studio e di burocrazia (consolato, Capitaneria, rinnovo certificati, corsi secondo la normativa italiana).

DECRETO 9 MARZO 2016 Istituzione del corso di formazione «Uso della Leadershipe delle Capacità Manageriali». (Decreto n. 229/2016). 2. Al corso possono essere ammessi marittimi in numero non superiore a 20. DECRETO 7 agosto 2001: Istituzione del corso di addestramento radar A.R.P.A. - Bridge Teamwork - ricerca e salvataggio. Ad ogni corso possono partecipare marittimi in numero non superiore a diciotto, anche provenienti da Stati esteri. DECRETO 16 GIUGNO 2016 ART. 7 COMMA 2 ...un numero di partecipanti compreso tra dieci e venticinque allievi, per il conseguimento del certificato «First Aid», e tra dieci e quindici allievi per il conseguimento del certificato «Medical Care». Insomma, mi viene da dire: POVERI MARITTIMI, che non riescono neanche a godersi le ferie, che non riescono neanche ad avere un periodo di meritato riposo, in quanto sono SEMPRE costretti a rincorrere corsi e refresh in giro per l'Italia.

Detto tra noi, mi piacerebbe sapere perché il centro IMAT di Napoli ha la leadership, obbligando la maggior parte dei  marittimi italiani a formarsi presso di loro che effettivamente sono diventati una garanzia per lo svolgimento dei corsi (rispettano sempre il calendario pubblicato) e per i prezzi proposti… e qui si apre una nuova problematica che riguarda appunto l'aspetto economico: perché esiste questa diversità di prezzi davanti alla stessa tipologia di corso ?

Faccio un esempio: il corso ARPA SAR dell'Ente Radar costa 850€ contro i 540€ dell'IMAT! Perché il MIT non interviene sia sull'aspetto economico che su quello organizzativo? Se il MIT è uscito con i Decreti che stabiliscono l'obbligatorietà di certi corsi, secondo il mio modesto parere, avrebbe dovuto prevedere anche una calendarizzazione annuale e garantire comunque, indipendentemente dagli iscritti, la partenza dei corsi, in modo tale che ogni marittimo avrebbe potuto gestire la frequenza ai corsi al momento dello sbarco. Basterebbe organizzare una sessione invernale, una primaverile, una estiva e una autunnale per ogni corso e ogni marittimo sarebbe in grado di trovare la "finestra" giusta per lui!
 

Tag: marittimi