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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Eventi

L'offshore di Venezia presentato all'Imo

Paolo Costa, presidente dell'Autorità portuale, ha illustrato a Londra il progetto portuale offshore-onshore


Il sistema portuale Offshore-Onshore di Venezia è stato presentato da Paolo Costa, presidente dell'Autorità portuale di Venezia, Dimitrios Pachakis, Royal Askoning, e Jim Knott, BMT Triton a Londra all'International Maritime Organization (Imo). Nato come un progetto di interesse locale, necessario per rendere compatibile l'attività portuale veneziana con la salvaguardia della città e della sua laguna, il progetto offshore-onshore è stato pensato inizialmente per estromettere il traffico petrolifero dalla laguna accogliendo le grandi petroliere alla piattaforma d'altura (offshore) e poi sviluppato per accogliere in altura anche le moderne mega navi container garantendo fondali naturali di oltre 20 metri.


Sicurezza, ambiente, economia
L'ipotesi di sviluppare i porti con sistemi offshore-onshore, ha spiegato Costa, si va affermando nel mondo per ragioni di sicurezza, ambientali ed economici. Esigenze di sicurezza spingono ad immaginare di portare la verifica antiterroristica e anticontrabbando del cargo - il controllo del carico di ogni container - in luoghi sicuri, al largo, lontani dalle coste e dalle città, dove si trovano spesso i nostri porti. Le piattaforme offshore possono poi essere usate come porti rifugio in caso di emergenza e di incidente alle navi. L'Ap di Venezia ha ricordato che  la presenza di piattaforme d'altura vicine a più di uno scalo tradizionale consentono di ripartire i flussi di traffico deconsolidando i grandi carichi su più approdi onshore, riducendo l'impatto sull'ambiente sia naturale sia antropizzato. I sistemi offshore (una piattaforma d'altura) onshore (più piattaforme a terra) consentono di godere dei vantaggi da minor costo unitario del bunker delle grandi navi porta container (ormai da 18mila teu ed oltre) senza dover affrontare costi insostenibili di adattamento dei porti esistenti e senza dover riadattare tutte le connessioni stradali, ferroviarie e di navigazione interna a terra per l'inoltro della merce.


Venezia "uovo di Colombo"
Dopo la discussione seguita alle presentazioni Cristiano Aliperta, rappresentante italiano all'Imo ha riassunto la riunione osservando che di fronte al gigantismo navale in atto non ci possono essere che tre soluzioni. La prima è quella di concentrare il traffico in pochi porti e adeguare ai mega volumi di traffico le infrastrutture stradali, ferroviarie e di navigazione interna che li servono, rendendo di fatto obsolete gran parte delle infrastrutture portuali e di trasporto esistenti. La seconda ipotesi riguarda la possibilità di adattare tutti i porti a riceverli, e questo si sta facendo in Europa con un enorme investimento di risorse, ad oggi non disponibili. Oppure, "uovo di Colombo", la soluzione Venezia, riguadagnando l'accessibilità nautica con il sistema offshore, mantenendo in vita i "vecchi" impianti portuali e rivitalizzando il patrimonio infrastrutturale stradale, ferroviario e fluviale.

Nella foto il rendering del terminal offshore