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22 aprile 2025, Aggiornato alle 14,49
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Infrastrutture

L'Italia e il fattore 12mila teu

Per il capo unità delle reti Ten-T Christopher North i problemi attuali dei porti italiani sono due: i collegamenti interni e l'approdo delle navi di ultima generazione di Paolo Bosso  


di Paolo Bosso 
 
«Se il Napa non potrà accogliere unità da 12mila teu questo sarà un grosso problema». In poche parole Christopher North, capo unità delle reti Ten-T, ha riassunto, nel corso dell'info day sul corridoio adriatico in corso di svolgimento a Roma, i problemi annosi di questo nodo logistico strategico. Problemi che in realtà riassumono le difficoltà di quella che una volta veniva soprannominata, ma oggi sarebbe solo ironico continuare a farlo, la "piattaforma logistica del Mediterraneo": l'Italia. «Nell'Adriatico si movimenta l'1,5% del traffico container europeo – spiega North – una fetta che indica senz'altro le grosse potenzialità di crescita di questo luogo» e la tremenda distanza che separa i porti del bacino est italico da quelli nordeuropei. Questi ultimi, raccogliendo il 70% dell'export asiatico, sono vicini al collasso ormai da tempo ma ciò non toglie che resteranno ancora per molto il punto di arrivo di quasi tutte le spedizioni di cinesi e dintorni.
Anche a Napoli, come in tanti altri porti italiani, negli ultimi anni il nodo cruciale è la possibilità di far entrare navi di ultima generazione. Dragaggi, nient'altro. Genova e Trieste li hanno fatti, e infatti due settimane fa nel capoluogo ligure è arrivata Maersk Endhoven, portacontainer da 13mila teu. «In Francia - racconta North - l'ex presidente Sarkozy affermò tempo fa che i porti di importazione per i prodotti destinati a Parigi non sono quelli francesi, ma belgi». Perché? Per motivi analoghi all'Italia: collegamenti poco efficienti e troppi scioperi. Oltre all'impossibilità di accogliere navi di ultima generazione, un altro fattore che obbliga l'Italia a competere solo sul transhipment, tra l'altro messo in seria difficoltà dall'arrivo di Tanger Med, è quello dei collegamenti interni che restano, secondo North «il problema principale».