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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Infrastrutture

L'economia del mare vale 40 miliardi di euro

Il IV Rapporto Censis sul cluster marittimo conferma la realtà di un settore che non è un comparto industriale, ma assemblando i vari settori il contributo al Pil è pari al 2,6%


Il settore mare è sempre stato un comparto che contribuisce in modo significativo al Pil. Non essendo un comparto industriale però, come per esempio quello agricolo o metallurgico, il calcolo va fatto "assemblando" i vari sistemi di produzione del cluster marittimo, principalmente logistica, indotto, diporto, pesca e cantieristica. Così la somma delle attività presenta il settore come fosse un'industria  compatta.
Il "Rapporto sull'Economia del Mare" del Censis segue questo metodo e, anche quest'anno, con il IV report dedica uno spaccato sul traffico marittimo nostrano. Un'analisi dettagliata della struttura e della competitività dei differenti segmenti che compongono il cluster marittimo. Il contributo al Pil è pari a 2,6 punti e del 2% sull'occupazione. Nel 2009 l'impatto sul Prodotto Interno Lordo è stato pari a 39,5. Di questi l'89% (34,9) riguardano attività che seguono prevalentemente una logica di mercato mentre alla componente istituzionale (Marina militare, Capitanerie di porto e Autorità portuale e assicurazioni) è attribuibile una quota di 4,5 miliardi. Il valore delle esportazioni (cantieristica navale, trasporti marittimi, nautica da diporto e pesca) si attesta sui 9,7 miliardi. Dal settore proviene in tutto il 3,3% dell'export nazionale.
L'economia del mare utilizza in via diretta l'1% delle unità lavoro rilevate nel paese, quota che può raggiungere il 2% considerando l'impatto dell'impiego intorno al settore. Dei 39,5 miliardi generati dal sistema, l'89% (34,9) 
«Grazie al proprio carattere complesso e multiforme – sottolinea il Censis - il cluster marittimo ha attraversato la fase di crisi iniziata nel 2008 attivando strategie di riposizionamento dinamico che gli consentono oggi di riprendere la marcia».