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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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L'appello, "I porti italiani seppelliti tra Nord e Sud"

Agli Stati Generali dell'autotrasporto e della logistica la Federazione del Mare ribadisce le preoccupazioni condivise dagli operatori. Traffico italiano troppo lento, rischio schiacciamento tra la concorrenza nordeuropea e Sud-mediterranea

I porti italiani rischiano di restare schiacciati tra il Nord Europa e la sponda Sud del Mediterraneo. Una preoccupazione che la Federazione del Mare condivide in pieno e non ha mancato di ribadire agli Stati Generali dell'autotrasporto e della logistica, tenutosi ieri a Milano. 
Nella nostra penisola - spiega la federazione attraverso una nota - i tempi della movimentazione delle merci sono troppo lenti. Condivisa l'analisi di Confindustria sul grave problema rappresentato dalle carenze di raccordi ferroviari ed autostradali in molti porti italiani. Da qui l'auspicio all'avvio di una decisa politica di intervento per la realizzazione di infrastrutture portuali e di collegamento tra porti e retroporti, fattori strategici per contribuire a rendere competitivo il sistema industriale italiano.
«La Federazione del Mare, che costituisce il cluster marittimo italiano - si legge nella nota - vuole dare rappresentanza unitaria al mondo marittimo del paese, per consentirne l'apprezzamento come fattore di sviluppo ed affermarne la comunanza di valori, di cultura e di interessi».
Le attività marittime italiane annualmente producono beni e servizi per un valore di 40 miliardi di euro, di cui 15 miliardi esportati (5% dell'export nazionale), e dedicano a costi intermedi e investimenti fissi 12 miliardi di euro (4,4% degli investimenti italiani), fornendo occupazione a oltre 165mila addetti direttamente e ad altri 230mila nelle attività manifatturiere e terziarie indotte.