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05 aprile 2025, Aggiornato alle 08,31
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La pirateria entra nella guerra in Libia?

Il 19 marzo una petroliera diretta in Grecia battente bandiera libica sarebbe stata sequestrata. Gli indizi portano a far credere che l'operazione sia stata compiuta dai ribelli in lotta contro Gheddafi

La notizia sembra essere passata sotto silenzio, ignorata dalla stampa e dai media internazionali. Secondo quanto riferisce Adnkronos e successivamente il sito dell'Inail, sabato 19 marzo sarebbe stata sequestrata una petroliera battente bandiera libica diretta verso un terminal in Grecia. La pirateria navale starebbe entrando nella guerra in Libia quindi. Non è ancora chiaro chi abbia effettuato il sequestro ma, visto che è stato compiuto in acque circostanti la Libia e l'Egitto e che l'imbarcazione sia stata dirottata nel porto di Tobruk, gli indizi portano a far credere che l'operazione sia stata compiuta da ribelli in lotta contro il colonnello Gheddafi e in cerca di finanziamenti.
Il pericolo, dunque, sembra fondato e l'Italia potrebbe essere uno dei paesi più esposti. Almeno secondo quanto sostenuto da Paolo d'Amico, presidente di Confitarma, la Confederazione italiana armatori. «I recenti eventi in Nord Africa e in Medio Oriente accentuano ancora di più la gravità di questo fenomeno, soprattutto per un paese come il nostro, importatore di materie prime e, in particolare, di greggio» ha affermato di recente d'Amico. «Il venir meno del greggio libico – ha proseguito il presidente Confitarma - ha già portato ad aumentare la produzione giornaliera nei paesi del Medio Oriente. Ciò vuol dire che il trasporto marittimo di petrolio proveniente da quell'area  aumenterà ancora, con un maggiore numero di navi operanti in zone a rischio». Un pericolo, dunque, che andrebbe a serio «discapito delle navi, dell'economia mondiale, ma soprattutto della sicurezza degli equipaggi che manifestano crescenti preoccupazioni».