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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Infrastrutture

La nautica italiana teme la fuga del diporto

Dopo le critiche di Ucina e dello skipper Giovanni Soldini, anche Federagenti chiede una rivisitazione sulle nuove tassazioni previste nel decreto Salva Italia. "A rischio la fiducia del nostro yachting"


C'è rischio fuga dall'Italia per il diporto all'indomani del decreto "Salva Italia" firmato da Monti. A denunciarlo nei giorni scorsi è stato tutto il comparto: sindacati, Ucina, Unione Italiana Vela Solidale, lo stesso skipper Giovanni Soldini. L'ultimo appello viene da Federagenti che ritiene «indispensabile» una rivisitazione delle misure sulla tassazione.
Tenendo conto che solo il 4% degli utilizzatori dei grandi yacht é italiano, la denuncia rappresenta più di un semplicistico allarme. «Se si considera che nel Mediterraneo esiste un'offerta turistica appetibile e competitiva anche in Francia, Spagna, Croazia, Turchia, Grecia – afferma Federagenti - sarà inevitabile una perdita,  stimabile in ben oltre il 50% dei flussi crocieristici dei grandi yacht in Italia con conseguente impatto sull'occupazione».
L'associazione degli agenti marittimi ricorda come in passato con la cosiddetta "tassa Soru", dichiarata peraltro illegittima dalla Corte di Giustizia Europea, portò sul territorio sardo «molto meno di quello che invece i flussi  di turismo estero qualificato erano soliti lasciare in Sardegna». Secondo Federagenti, un'eventuale fuga dei grandi yacht penalizzerebbe non solo l'indotto generato sull'affitto dei posti barca, ma anche sull'occupazione vera e propria. «Lo scorso anno – continua l'associazione - il turismo nautico generato dai grandi yacht, per il solo tramite gli agenti marittimi, ha portato sul territorio italiano oltre  200milioni di euro di "spesa tecnica", cioè direttamente riconducibile allo scalo della nave (ormeggio, rifornimento carburante, cambusa, riparazioni, allestimenti floreali, eventi sul territorio)». Si rischia insomma la «rottura di quel rapporto di fiducia generale con le nostre coste che tanto faticosamente il "sistema dello yachting italiano" ha creato in questi anni». «Siamo pronti – conclude Federagenti - ad incontrare urgentemente il governo per una disamina attenta della situazione e per trovare adeguate soluzioni che non penalizzino in modo così determinante il turismo dei grandi yacht».