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Logistica

La lenta rivoluzione dell'eNavigation

È il facebook delle navi, con la differenza che si condivide il traffico navale mondiale. L'Imo vuole uniformare i sistemi per creare un unico cervellone


di Paolo Bosso e Renato Imbruglia 
 
Si dice che ogni rivoluzione, per definirsi tale, presupponga un evento repentino e violento, come quando si rivolta un calzino. Si dice che internet sia stata uno di questi eventi. Ma, se guardiamo alla definizione data poc'anzi, per essa si deve parlare piuttosto di una lenta e radicale trasformazione, non di una rivoluzione.
Il web è ormai ovunque. Ovunque esso arrivi introduce un elemento nuovo, rivoluzionario: la condivisione istantanea delle informazioni. E' questa la lenta, progressiva, inesorabile, profonda trasformazione che detta. Nel mondo marittimo questa specie di rivoluzione ha un nome: eNavigation. All'inizio del XXI secolo l'International Association of Marine Aids to Navigation and Lighthouse Authorities lo ha definito come "analisi, collezione, integrazione, presentazione e scambio armonizzato di informazioni marittime di bordo e di terra, da attracco ad attracco, con la finalità di migliorare i servizi, la navigazione e la sicurezza in mare". In cosa consiste di fatto? Principalmente in un trasponder che trasmette in VHF informazioni che un software trasforma in dati visualizzabili su uno schermo. Il trasponder sta all'eNavigation come i server stanno al web. E' il sistema alla base dell'Ais, l'Automatic Identification System, uno strumento che mostra in un unico pacchetto dati tutte le informazioni di bordo: velocità, provenienza, destinazione, carico, previsione di arrivo e partenza. Dal 31 dicembre 2000 tutte le navi del mondo superiori alle 300 tonnellate di stazza lorda hanno l'obbligo (SOLAS, cap. V regulation 19) di installare questo tipo di trasponder. Semplificando al massimo il sistema può essere sintetizzato così: un'antenna (l'Ais) trasmette continuamente dati che i satelliti intercettano e rimandano a terra a stazioni che ripresentano il pacchetto-segnale in un'interfaccia che visualizza lo storico di una nave.
eNavigation, "navigazione elettronica", è quindi una definizione riduttiva, basti pensare al telegrafo: come si può chiamare una cosa così complessa semplicemente "navigazione elettronica" quando è da più di cento anni che si usa la corrente elettrica a bordo? Ovviamente qui "elettronico" sta per un'altra cosa: è "l'e" di elettricità del computer, del digitale, del web. Piuttosto un nome più appropriato sarebbe, in tempi di facebook-dizionari, social-navigation, a sottolineare la potenza della condivisione istantanea. E' questa la rivoluzione. A cambiare tutto nella tracciabilità della rotta di una nave tramite l'eNavigation è il monitoraggio contemporaneo di tutte le navi che montano l'Ais. Per chi svolge professioni legate al mare avrà già sentito parlare di AIS Live, Marinetraffic, Shipfinder, sono tre dei tantissimi software semi gratuiti che ricevono e condividono i dati AIS. 
Proprio questa condivisione gratuita è la rivoluzione: sovverte gli ordini e le gerarchie dietro la gestione di queste informazioni. Stiamo infatti parlando di dati sensibili che prima dell'avvento del web erano a esclusiva gestione delle autorità marittime come la Capitaneria di Porto e l'Avvisatore Marittimo, il primo è un ente ministeriale, il secondo una figura d'ausilio sia alle navi che agli attori commerciali che gli stanno dietro (agenti marittimi, armatori, spedizionieri). Per rendere conto del grosso cambiamento basti pensare all'aeroporto: una simile rivoluzione, la condivisione istantanea e gratuita di tutto il suo traffico, per un posto dove si condensano le paranoie collettive della società, sarebbe possibile? Ovviamente no. Eccola qui la rivoluzione dell'eNavigation in una sola parola: la sovversione delle gerarchie di controllo. Se prima bisognava rivolgersi alla Guardia Costiera e all'Avvisatore Marittimo per monitorare una nave, oggi basta crearsi un account.
In Italia l'ultimo workshop che ha affrontato il tema dell'eNavigation si è tenuto il 18 dicembre 2012 a Venezia, organizzato dall'Autorità Portuale. Se ne discute da molto prima però, dal 2006, da quando l'Imo si è visto sottoporre la questione dai suoi stati membri che hanno proposto un sistema di regole uniformi per l'eNavigation, con confini e giurisdizioni definite. L'obiettivo è recuperare quell'organizzazione centralizzata che con l'avvento del web si è dispersa in un pullulare di iniziative autonome. Dall'Imo dicono che il vantaggio di un "ritorno ad un ovile ministerial-governativo" del sistema di monitoraggio del traffico marittimo darebbe senza dubbio la possibilità di offrire un servizio di migliore qualità rispetto all'anarchia che regna attualmente, creando un sistema informatico certamente più affidabile (soprattutto perché controllabile), certificato da autorità a loro volta "certificate" al livello statale, mettendo così fuori gioco le piattaforme quali Marinetraffic e simili.
In Europa lo Stato capofila dei progetti sull'eNavigation è la Norvegia, il che non sorprende visto che si trova nella zona, quella nordeuropea, a più alta densità di traffico marittimo, seconda solo alle sconfinate banchine asiatiche. L'Imo vorrebbe chiudere la fase di progettazione nel 2015, anno di scadenza di diversi obblighi europei sulla trasmissione di dati elettronici legati al mare (la cosiddetta single window) ed entro il 2017 vedere il tutto maturato nella forma di applicazioni stabili. Un eNavigation di questo tipo dovrebbe, secondo l'Imo, «facilitare le comunicazioni, inclusi lo scambio di dati, tra nave e nave, nave e costa, costa e nave e costa e costa». Se il fondamento di tutto è la condivisione, sarà quindi il tipo di scambio di informazioni a determinare la qualità di un network mondiale centralizzato. Per fare ciò c'è bisogno di un grosso processo di trasformazione informatica sia per le navi che per i centri di monitoraggio terrestri, cambiamenti che includano nuove infrastrutture tecnologiche e nuove regole. Strumenti capaci di omogeneizzare i dati, una discreta trasformazione strutturale delle navi, una preparazione specifica per marinai, capitani, agenti marittimi, broker, assicuratori, insomma tutto il cluster del mare sarà impegnato in un radicale processo di trasformazione professionale e culturale, già in atto, lentamente, da diversi anni, con la differenza che con l'Imo si avrà a che fare con un sistema centralizzato.
Negli ultimi anni si è assistito a cooperazioni tra porti regionali, software locali con un'organizzazione "orizzontale", senza vertice, proprio come il web. Chiamando in causa un organismo internazionale come l'Imo, che guarda soprattutto alla sicurezza della navigazione, le cose potrebbero cambiare. Ma davvero c'è bisogno di un eNavigation in stile "grande fratello" o la situazione attuale è più che sufficiente? Difficile stabilirlo. Certo, un eNavigation uniforme e centralizzato faciliterebbe il suo scopo: la sicurezza della navigazione. Attorno alla nave ruota la quasi totalità dell'industria mondiale del trasporto merci, un po' come l'aeroplano per i passeggeri. Un sistema di information technology con un'organizzazione verticale avrebbe l'indubbio vantaggio, rispetto a una rete capillare di sistemi autonomi, di essere più affidabile e completo. E' la differenza che passa tra un'attuale livello di tipo glocale (tanti software autonomi) ad uno globalizzato (un unico cervellone). Visto che non è in gioco la concorrenza del mercato o la democrazia dei diritti ma dati relativi al traffico mondiale dei porti, forse un sistema centralizzato e "dispotico" potrebbe garantire più qualità rispetto a una molteplicità di tecnologie indipendenti: non è in gioco il profitto (anche se per qualcuno sì) ma la sicurezza della navigazione. 
Per creare e promuovere un unico eNavigation, l'Imo punterà molto su due fattori: sicurezza ed efficienza, la prima sulla base della possibilità di prevenire collisioni e disastri ambientali, fino ad impedire attacchi di pirati in zone a rischio, la seconda sul minor rischio di conflitti di competenze che invece un sistema glocale potrebbe creare.
L'eNavigation ha avviato profondi cambiamenti nell'attività commerciale legata alle navi. Chi adopera schermi e software piuttosto che la vista e il telefono si è visto rivoluzionare a poco a poco l'organizzazione del lavoro, entrando in un mondo dove è possibile sapere lo status non solo di una singola nave, ma di tutte le circa 40mila (tanti sono quelli che hanno un'antenna AIS) che ogni giorno solcano gli oceani e i mari del mondo. Stanno nascendo nuove figure professionali e i confini di questi servizi si allargheranno sempre di più.
L'eNavigation targato Imo è ancora un embrione, nonostante qualche esperimento sia già stato fatto. Nel corso di quest'anno dall'organizzazione marittima internazionale con sede a Londra ci si aspetterà diversi passi avanti con nuove direttive.