|
adsp napoli 1
14 marzo 2025, Aggiornato alle 16,34
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

forges4
Infrastrutture

Italia, un traffico a due facce

I dati Contship confermano un trend in crescita nei primi cinque mesi. Anche i porti di trasbordo segnano percentuali in attivo ma è solo apparenza: la quota di mercato sta cambiando inesorabilmente con gli scali nordafricani che hanno superato la soglia del 60% di Paolo Bosso 


In Italia si conferma un traffico portuale a due facce. I dati Contship sui primi cinque mesi dell'anno sono positivi. L'attività container complessiva è in crescita del 6% ma solo se si tiene conto dei porti gateway, poiché l'attività di trasbordo invece è in flessione costante, pur segnando ancora percentuali al rialzo.
Come riferisce il Sole 24Ore nell'edizione del 24 luglio, tra gennaio e maggio 2011 sono stati movimentati 4,14 milioni di teu pari al 6% sullo stesso periodo dello scorso anno (3,94 milioni di teu). Tenendo conto che è nella seconda metà dell'anno che il mercato da il meglio di sé, si tratta di risultati che fanno ben sperare.
I porti dell'Adriatico guidano il trend di crescita, pur avendo una quota di mercato inferiore a quella tirrenica: Venezia segna +22,9% (184mila teu), Ravenna +17% (92mila) e Trieste +12,8% (137mila teu). Nel Tirreno Genova segna +7% (758mila teu), segue La Spezia con +9% (538mila tu), Livorno +4% (269mila teu), Napoli +0,6% (224mila teu), Salerno +6% (89mila teu).
Capitolo a parte per gli scali di transhipment. Gioia Tauro appare un porto in crescita ma il dato non comprende l'addio di Maersk avvenuto a fine maggio. Lo scalo calabrese registra infatti un +6% con 1,17 milioni di teu movimentati. Taranto segna +18,2% (275mila teu), Cagliari -9,1% (253mila teu). Apparentemente, quindi, i porti di trasbordo crescono. Ma basta dare uno sguardo alle quote di mercato per accorgersi di come l'organizzazione dei traffici stia cambiando inesorabilmente. Nel 2009 la quota mercato dei porti di trasbordo italiani era pari al 55%, oggi del 41%. E se si confronta la quota Mediterranea con quella del Nord Africa la trasformazione in atto è ancora più lampante: nel 2008 era del 76% quella mediterranea e del 24% quella nordafricana, oggi rispettivamente del 38% e del 62%. Un vero e proprio ribaltamento.
 
Paolo Bosso