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22 novembre 2024, Aggiornato alle 08,38
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Politiche marittime

Il pasticcio sulle concessioni. Secondo Assiterminal

All'associazione dei terminalisti portuali non piace la direzione impostata dal governo, che rende l'ART un «mostro di dimensioni abnormi» e squalifica l'attività d'impresa

(Frans Berkelaar/Flickr)

Un provvedimento che penalizza l'attività d'impresa e assegna poteri «abnormi» all'Autorità di regolazione dei trasporti. Le linee guida sulle concessioni portuali pubblicate recentemente dal ministero delle Infrastrutture (leggi il decreto) non piacciono ad Assiterminal, l'associazione italiana dei terminalisti portuali, che le giudica un «pasticcio istituzionale, giuridico, in parte in contrasto con il Trattato di funzionamento della Unione europea, in particolare in materia di concorrenza». 

I problemi principali sono due secondo l'associazione: l'appesantimento della governance portuale tramite il rafforzamento del ruolo di controllo dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e la riduzione dell'attività d'impresa alla finanziarizzazione dei progetti industriali, andando quindi a indebolire, secondo Assiterminal, l'indipendenza delle imprese, in questo caso dei terminal portuali, sminuendo la «nostra identità industriale», «e ci fa ripiombare nella dimensione di servizio che abbiamo sempre combattuto, anche internamente alla nostra associazione».

Vengono attribuite «funzioni esorbitanti - continua Assiterminal - ed ultronee [eccessive, ndr] a un'autorità regolatrice, l'Autorità di regolazione dei trasporti, snaturando così la funzione della istituzione concedente, il ministero dei Trasporti per il tramite delle autorità di sistema portuale. Non solo non si procede in alcun modo sulla tanto sbandierata strada delle semplificazioni ma si complicano procedure e livelli di interlocuzione in modo compromissorio rispetto al futuro equilibrio del sistema»;

Il decreto ministeriale mostra un'«assoluta mancanza di cultura industriale. Ai piani di impresa dell'attuale sistema concessorio pare si sostituiscano, enfatizzandolo, il ruolo della sola componente finanziaria, oltre tutto attribuendo una premialità ai progetti industriali con basso tasso di rischio di capitale, contraddicendo così uno dei principi fondanti l'identità dell'impresa, la componente di rischio. È chiaro che nessuno voglia spingere alla avventatezza dei progetti industriali sottesi al rilascio delle concessioni, ma attribuire una così fondamentale funzione al solo progetto finanziario, peraltro prodotto da uno schema affidato ad ART, snatura la nostra identità industriale e ci fa ripiombare nella dimensione di servizio che abbiamo sempre combattuto, anche internamente alla nostra associazione. Non a caso l'approccio è lo stesso delle concessioni autostradali, ferroviarie e aereoportuali, con richiami, peraltro molto poco comprensibili sul piano giuridico, alle procedure di appalto».

«È sorprendente - conclude Assiterminal - l'assordante silenzio di Assoporti e dei presidenti delle autorità di sistema portuale, di fatto espropriati di prerogative essenziali. ART si accinge a diventare un mostro di dimensioni abnormi per poter svolgere una funzione non propria, alla faccia della semplificazione e dei costi in capo allo Stato».

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