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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Logistica

Il bignami della riforma portuale

Una nota del ministro dei Trasporti per gli Stati generali della portualità e della logistica che si terranno il 9 febbraio. Si va verso un'agenzia per i fondi pubblici e distretti logistici dove accorpare i porti


Il 9 febbraio a Roma si terranno gli Stati generali della portualità e della logistica. Sarà un momento importante per la definizione di quel Piano nazionale della logistica inaugurato con l'articolo 29 della legge 164/2014 (che converte il D.L. 133/2014 cosiddetto Sblocca Italia). Per l'occasione il ministero dei Trasporti ha pubblicato sul suo sito una "nota per gli Stati generali", con lo scopo di essere un utile punto di riferimento per proseguire sulla strada della riforma della logistica italiana.
Gli obiettivi strategici del Piano che verrà, si legge, sono tre: migliorare la competitività attraverso una razionalizzazione amministrativa e politica dei porti, tenendo conto dei piani europei per la portualità; favorire la crescita dei traffici sviluppando e semplificando le amministrazioni; infine favorire l'intermodalità sviluppando le ferrovie ed eliminando i "colli di bottiglia" logistici. «Tali obiettivi – si legge nella nota – potranno essere raggiunti anche attraverso la razionalizzazione, il riassetto e l'accorpamento delle Autorità portuali esistenti».
 
Accorpamenti
Anche se a settembre il gabinetto dei Trasporti ha chiarito che gli accorpamenti delle Autorità portuali non sono una priorità, è chiaro che una semplificazione degli enti sarà inevitabile. La via al momento più condivisa è quella della creazione di distetti logistici regionali o infraregionali che guidino due o più porti. Il risultato è che le Autorità portuali restano, ma vengono gestite da distretti, con il conseguente ridimensionamento del corpo dei dipendenti e dei dirigenti. «Dobbiamo prima vedere dove vanno le merci e quale sia la forma principale con cui trasportarli: interporti, ferrovie, aeroporti, porti» poi verrà l'eventuale accorpamento ha detto qualche mese fa il capo gabinetto ai Trasporti Giacomo Aiello.
 
L'analisi delle Autorità portuali
Attualmente, rende noto il ministero, si stanno esaminando, come previsto dal comma 2 della 29/2014, tutti i progetti delle Autorità portuali, sia quelle già avviate che quelle sulla carta. Lo studio servirà a creare una mappa dello stato di salute delle autorità portuali, utile a capire il grado di sviluppo e le potenzialità dei singoli scali.  
 
Agenzia degli investimenti
L'abbiamo chiamata provvisoriamente così per esplicitarne la funzione. Il suo accenno viene dal punto 4: «il piano individua a livello centrale un adeguato organismo per lo svolgimento di una forte azione di coordinamento e di pianificazione dell'impiego delle risorse pubbliche». C'è chi ci vede in questa agenzia la fine dell'autonomia finanziaria, ma potrebbe essere anche uno strumento utile a sfoltire l'anarchia programmatica delle infrastrutture, in un paese in cui, se si sommassero i progetti terminalistici ideati o in corso di realizzazione a Genova, Trieste, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Salerno e Gioia Tauro, in quindici anni l'Italia raggiungerebbe i 37 milioni di teu di capacità, un risultato che il mercato non chiede affatto.

I nove punti
1. Pianificazione strategica a lungo, medio e breve periodo. Sulla base del comma 2 della 29/2014,  «le azioni del Piano saranno organizzate su tre dimensioni temporali (lungo, medio e breve) in ragione non solo della tipologia, ma anche dell'urgenza, della concreta fattibilità e della capacità di produrre effetti in termini di crescita produttiva e occupazionale».
2. Specializzazione delle realtà portuali, razionalizzazione del sistema di governance, integrazione dei "distretti logistici". «Semplificazione della rete delle Autorità portuali». Questo è il punto che riguarda gli accorpamenti. Anche se il gabinetto dei Trasporti ha chiarito a settembre scorso che gli accorpamenti delle Autorità portuali non sono una priorità, è chiaro che una semplificazione degli enti (per esempio attraverso la creazione di distretti logistici che non li accorpa ma li inserisce in un organismo di coordinamento) sarà inevitabile.
3. Creazione di sinergie tra attori chiave appartenenti al settore pubblico. Si passa dal "ccordinamento" alla «strategia logistica condivisa dai principali attori istituzionali».
4. Programmazione coordinata degli investimenti pubblici nel settore della portualità e della logistica. Creazione di un «organismo per lo svolgimento di una forte azione di coordinamento e pianificazione». Per il ministero dei Trasporti bisogna fornire all'Unione europea e al mercato «una chiara idea delle priorità strategiche del paese».
5. Rimozione di bottlenecks infrastrutturali puntuali. Migliorare l'accessibilità ferroviaria e stradale sui nodi portuali e interportuali, «in coerenza con la programmazione europea (corridoi Ten-T)».
6. Semplificazione delle procedure e razionalizzazione dei processi decisionali. Razionalizzazione e snellimento di «quell'insieme di funzioni autorizzative e di controllo che rappresentano oggi il principale punto di debolezza dello stesso».
7. Intemodalità. «Qualunque ambizione di conquista o riconquista di aree di mercato oggi non raggiunte non può basarsi che su un consistente innalzamento dell'utilizzo della capacità di trasporto delle merci su ferro».
8. Evoluzione tecnologica come abilitatore di un nuovo modello operativo più efficiente e più orientato a logiche di mercato e upgrade tecnologico infrastrutturale. «Sviluppo della logica del "Once" in particolare delle autorità pubbliche e del full digital». Un sistema di monitoraggio complessivo delle merci «attraverso interventi di adeguamenti/upgrade del patrimonio infrastrutturale esistente».
9. Integrazione tra sistema portuale e logistico e mondo imprenditoriale. Lo sviluppo non si limita ai porti, «ma alla connessione di questi al sistema produttivo e logistico nazionale e internazionale anche invertendo la logica di intervento che porta troppo spesso a trascurare le azioni di sviluppo collegate all'evoluzione delle aree retro-portuali, degli interporti, delle aree industriali e distrettuali».
 
Nell'immagine in alto, gli Stati generali del 1789 in Francia, in un dipinto di Auguste Couder