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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Politiche marittime

I sindacati: "Le authorities non sono pubblici impieghi"

Il tribunale di Genova respinge il ricorso contro l'estensione del pubblico impiego. Per le associazioni va modificata la legge


La settimana scorsa il tribunale di Genova ha respinto il ricorso presentato da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti contro l'estensione delle norme riferite al Pubblico Impiego al personale delle Autorità portuali. In pratica, per il tribunale, non c'è alcuna violazione nell'inserire i dipendenti delle authorities nelle finanziarie e nei piano di blocco degli stipendi. L'autorità portuale, come spieghiamo approfonditamente in questo reportage, è un organismo pubblico sottoposto al regime di impiego di diritto privato.
I sindacati non ci stanno e danno la colpa all'impianto legislativo confuso: «Ora deve essere trovata una soluzione sul piano legislativo con una modifica dell'impianto normativo» tuonano. Secondo loro il ricorso respinto «trova le sue giustificazioni in un impianto normativo confuso e, nello specifico, non aderente alla volontà del legislatore».
I sindacati hanno sempre difeso il lavoro "privato" nel pubblico impiego delle Autorità in nome della produttività. Per loro il porto è una specie di zona a statuto speciale, lavora 24ore su 24, gestisce concessioni e non si limita ad erogare servizi. Così, il lavoro di un ente come l'autorità portuale non può essere equiparato a quello definito dagli articoli 16 17 e 18 (Testo Unico sul Pubblico Impiego), sarebbe come «estrapolare i lavoratori delle autorità portuali – sostengono i sindacati - dai lavoratori delle cosiddette imprese articoli 16, 17 e 18, dividendo in questo modo l'unicità del contratto nazionale dei porti e spaccando di conseguenza il mondo del lavoro portuale che ha garantito, dall'avvento della legge di riforma del 1994, un crescente sviluppo della portualità italiana».