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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Grandi Navi Veloci fa il suo primo pieno di biocarburante vegetale

Evento a bordo della "Rhapsody". È il primo rifornimento in assoluto di questo tipo per una compagnia di traghetti. Ma costa più del doppio del gasolio

Il traghetto Grandi Navi Veloci "Rhapsody"

Grandi Navi Veloci, compagnia di traghetti del gruppo Msc, ha rifornito venerdì scorso per la prima volta una delle sue navi con biocarburante vegetale idrotrattato (Hydrotreated Vegetable Oil-HVO) per la durata dell'evento conclusivo di "Underwater Dome", tenutosi a bordo della motonave Rhapsody ormeggiata nel porto di Genova, appuntamento patrocinato da Msc Foundation e organizzato dalla USS Dario Gonzatti per celebrare il 60° anniversario della dichiarazione della "presa di possesso dei fondali marini in nome dell'umanità" da parte della Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee (CMAS)

Il biofuel utilizzato garantisce una riduzione delle emissioni di anidride carbonica pari all'88,2 per cento rispetto al combustibile fossile tradizionale, permettendo di fatto alla compagnia di abbattere drasticamente l'impatto della propria nave sull'ambiente. Grandi Navi Veloci è la prima compagnia traghetti in assoluto a sperimentare questa tipologia di combustibile. «Il comparto di Gnv - spiega Matteo Catani, amministratore delegato della compagnia - sta vivendo un importante cambiamento in termini di value proposition, se prima eravamo concentrati principalmente su comodità ed efficienza del servizio ora siamo chiamati a prestare particolare attenzione anche alla sostenibilità ambientale. 

L'HVO è però un carburante che non costa poco. «Il biofuel - continua a Catani - ha costi più che doppi rispetto al carburante tradizionale», un fattore che richiede da parte degli armatori «investimenti importanti che dovranno necessariamente essere condivisi dall'intero ecosistema economico, sociale e istituzionale. Siamo chiamati tutti a fare sistema per la messa in comune delle best practice e, a lungo termine, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi prefissati. Auspichiamo che passi di questo tipo possano essere di stimolo per i regolatori nazionali e sovranazionali nella spinta alla produzione e alla distribuzione di carburanti alternativi a costi sostenibili».

Attualmente i soli investimenti di Gnv per dotare la maggior parte delle navi della sua flotta di sistemi di lavaggio dei fumi, i cosiddetti "scrubber", hanno richiesto circa 100 milioni di euro, consentendo l'abbattimento delle emissioni solforose cinque volte di più oltre il limite di legge. Nel frattempo, la compagnia ha ordinato quattro nuove unità di ultima generazione che nei prossimi anni entreranno in flotta. Secondo i calcoli della compagnia, l'impatto delle nuove navi rispetto alle attuali unità standard sarà inferiore del 30 per cento per le prime due e del 50 per cento per la terza e la quarta, che saranno alimentate a gas naturale liquefatto. Inoltre, tutte avranno la possibilità di allacciarsi alla rete elettrica di terra durante le soste in porto (il cosiddetto cold ironing, o onshore power supply) evitando di usare i generatori a combustibile fossile.

Per implementare le iniziative in termini di riduzione del proprio impatto ambientale, Gnv ha creato al proprio interno un team interamente dedicato alla sostenibilità e ne sta strutturando un secondo interamente focalizzato sull'area dell'Energy Efficiency. La Compagnia ha inoltre recentemente siglato il ‘Genoa Blue Agreement', un accordo volontario promosso con la Capitaneria di porto di Genova che si pone l'obiettivo di rendere la zona entro le 3 miglia dai porti di Genova e Savona assimilabile a un'area SECA (Sulfur Emission Control Area) che prevede che le navi della Compagnia entrino in porto utilizzando carburante a più basso tenore di zolfo.

Per Daniela Picco, executive director di Msc Foundation, evento come questo «offrono una preziosa occasione per stimolare riflessioni e proporre azioni concrete per la protezione dell'ambiente marino».