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22 aprile 2025, Aggiornato alle 14,49
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Infrastrutture

Gioia Tauro riparte dalla Cina

Dal Transport Logistic di Shanghai l'ipotesi di puntare oltre il trasbordo. Il porto calabrese cerca di riprendersi i traffici perduti e a riattivare le sue gru


Gioia Tauro riparte dalla Cina, più precisamente da una fiera logistica, una delle più importanti al mondo, il Transport and Logistic China. L'autorità portuale calabrese si trova in questo momento a Shanghai insieme ad Assoporti nell'ultimo giorno dell'evento iniziato il 5 giugno. Si tratta di una partecipazione particolare che, se certo non rilancerà i traffici perduti nell'ultimo anno dopo l'abbandono di Maersk, costituisce un'occasione di rilancio di immagine per uno dei porti più grandi d'Italia. 

Dopo l'anno nero 2011, a gennaio Msc firmò un contratto con Contship Italia prendendosi il 50 per cento di Csm Italia-Gate, la subholding che controlla il 66,7 per cento del terminal di Gioia Tauro, il Medcenter Container Terminal. Mct si trova così attualmente sotto il controllo di tre gruppi: Contship Italia, Til (controllata Msc) ed Apm Terminals (Maersk). A fine gennaio, dopo l'accordo, l'armatore ginevrino ha avviato tre servizi: Canada Express, Spain Saec e Jade, quest'ultimo attivato a marzo. 
Dalla Regione Calabria sono arrivati a fine gennaio otto milioni di euro e, tramite il presidente Giuseppe Scopelliti, la garanzia di movimentare quest'anno 250mila teu in più, container che ritornano se si conta il periodo in cui c'era Maersk. Infine, per quanto riguarda Contship Italia, a metà maggio ha detto di essere pronta a puntare su Gioia Tauro, ma nel piano di investimenti presentato qualche settimana fa al Containerisation Internazional di Londra lo scalo calabrese non è presente. Certo la quota del 33% resta, le strutture ci sono e anche gli spazi: "Gioia Tauro ha già disponibilità di mezzi e banchine per movimentare il doppio dei 2,3 milioni di teu movimentati l'anno scorso" disse il terminalista anzitempo,  "però le gru sono inoperose" fu la risposta di Antonio Pronestì del sindacato Su 2,3 milioni di teu, quasi il 20 per cento in meno rispetto al 2010. Se a questo aggiungiamo che nei primi due mesi di quest'anno il calo è stato del 18,8 per cento c'è bisogno di più di una rassicurazione.
«Per noi la Cina è un partner fondamentale» ha detto da Shanghai Saverio Spatafora, dirigente tecnico del porto. Già perché da lì viene quasi tutto il traffico. Spatafora informa che il porto sta per completare l'ultimo tratto di banchina del terminal intermodale e nei prossimi giorni avvierà un bando di project financing aperto anche ai privati. «Stiamo lavorando molto sulle infrastrutture non solo fisiche» ha detto Spatafora, «come la banda larga in tutta l'area ma, soprattutto, un impianto fotovoltaico che possa portare energia pulita sulle banchine, in modo da far sì che le navi ormeggiate possano avere energia anche restando a motori spenti». Poi, alludendo alla possibilità di utilizzare l'approdo non solo nel traffico di transhipment, ha concluso: «Vogliamo accreditare l'idea dell'importanza di sfruttare il nostro porto, al di à della sua storia, professionalità e posizione geografica, anche per il mercato localizzato sul territorio, che è in aumento».