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Fusione Psa-Sech, via libera dall'Avvocato di Stato

Considerando un bacino ampio fino a 300 chilometri, ci sono diversi approdi sostituibili che non rendono l'operazione nel porto di Genova dominante per il mercato

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con Gabriella Palmieri Sandulli alla cerimonia di insediamento all'Avvocatura di Stato, agosto 2019

Via libera dell'Avvocatura di Stato alla fusione tra Psa e Sech, due tra i principali terminal container del porto di Genova. Non c'è rischio di posizione dominante per l'acquisizione della maggioranza del polo di Calata Sanità da parte del gruppo di Singapore, che ha già una quota di minoranza, il 40 per cento.

Dopo il parere dell'Avvocatura, nella persona della napoletana Gabriella Palmieri Sandulli (insediatasi ad agosto 2019), il prossimo passo sarà la delibera di autorizzazione alla fusione da parte del Comitato di gestione dell'Autorità di sistema portuale della Liguria Occidentale, guidata da Paolo Emilio Signorini.

Il criterio adottato da Sandulli per il via libera è, come si legge nel documento, la catchment area. «Sia l'Agcm - scrive Sandulli - che la Commissione europea hanno ritenuto che, in linea di massima, possono essere sostituibili porti che, nell'ambito dello stesso tipo di traffico merci, siano distanti tra loro dai 200 ai 300 chilometri».  In altre parole, la fusione tra Psa e Sech non può portare a una posizione dominante, perché si sta considerando una vasta area di mercato ricca di approdi, che sfiora il porto di Marsiglia a Occidentale e quello di Civitavecchia a Oriente, includendo porti come La Spezia, Savona, Livorno, Piombino. In conclusione, l'Avvocatura non ritiene «che dall'operazione di fusione per incorporazione esaminata, il soggetto concessionario possa acquisire una posizione di mercato dominante rispetto alla catchment area».

Tag: genova