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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Ferrovie, quattro modi per ripartire

Le strategie dell'Ue per arrestare il declino: agenzia unica per le autorizzazioni, nuovi operatori, manager dell'infrastruttura e ringiovanimento del personale


Quattro mosse per rilanciare le ferrovie. Quattro strategie per far risorgere un mezzo di trasporto che in Europa è sempre stato secondo a quello su gomma. La Commissione Trasporti dell'Unione Europea è intenzionata a tastare le potenzialità di sviluppo del vagone di fronte all'attuale, come ha detto recentemente il vicepresidente della Commissione Ue e responsabile dei trasporti Siim Kallas (nella foto in home), «stagnazione o declino». Lo fa lanciando quattro strade parallele volte a: centralizzare con un'unica agenzia europea il rilascio delle concessioni, creare la figura di un "manager delle infrastrutture", aprire a nuovi operatori e infine ringiovanire gli occupati.
Ecco i quattro punti:
1. Maggior efficienza delle norme e delle omologazioni per ridurre le spese e favorire l'ingresso di nuovi operatori trasformando l'Agenzia Ferroviaria Europea in "sportello unico" per il rilascio delle autorizzazioni. «Oggi – ha ricordato Kallas - le autorizzazioni dei veicoli e i certificati di sicurezza sono rilasciati dai singoli Stati membri». Così facendo il risparmio complessivo è calcolato nell'ordine dei 500 milioni di euro entro il 2025.
2. Aprire a nuovi operatori e servizi il trasporto ferroviario nazionale di passeggeri a decorrere dal dicembre 2019. Questi potranno offrire servizi di trasporto nazionale verso tutta l'Europa. Entro il 2035 le imprese e i cittadini del Vecchio Continente andrebbero a risparmiare più di 40 miliardi di euro. «Soltanto la Svezia e il Regno Unito hanno aperto integralmente i relativi mercati mentre Austria, Italia, Repubblica ceca e Paesi Bassi si sono limitati a un'apertura parziale» ha detto Kallas.
3. Manager dell'infrastruttura, ovvero rafforzare il ruolo dei gestori, in particolare la pianificazione degli investimenti, la gestione quotidiana, la manutenzione e la pianificazione degli orari. Questi però devono essere indipendenti da tutti gli operatori che assicurano la circolazione dei treni. Un elemento secondo Kallas necessario per eliminare i potenziali conflitti di interesse: «Nel 2019 le imprese ferroviarie indipendenti dai gestori dell'infrastruttura avranno immediato accesso al mercato interno del trasporto di passeggeri. La Commissione può tuttavia accettare che l'indipendenza necessaria sia garantita da una "struttura di holding" integrata verticalmente, ma solo in presenza di invalicabili "muraglie cinesi" che garantiscano la necessaria separazione sul piano legale, finanziario e operativo». 
4. L'ultima proposta è quella di ringiovanire il personale, che conta 800mila addetti. La proposta è quella di sostituire un terzo dell'organico nei prossimi dieci anni. «Il quadro normativo dell'Unione Europea – spiega Kallas -garantisce agli Stati membri la possibilità di tutelare i lavoratori, imponendo alla nuova impresa che si è aggiudicata il contratto di servizio pubblico di assorbire il personale della vecchia impresa al momento del passaggio di consegne, andando oltre gli obblighi generali sul trasferimento di imprese sanciti dall'UE».
L'Europa pone il suo aut aut: o si fa così o si imbocca l'altro binario, quello che Kallas chiama del «declino irreversibile verso un'Europa in cui le ferrovie costituiscano un giocattolo di lusso per pochi Paesi ricchi, ma siano economicamente insostenibili nella maggior parte degli altri data la scarsità di fondi pubblici disponibili».