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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Eurovignette, anche le associazioni europee dicono no

Dopo le proteste di Confetra anche Iru ed European Shippers Council contestano le nuove direttive europee antinquinamento sull'autotrasporto


Anche le associazioni europee di trasporto contestano le ultime decisioni del consiglio dei ministri dei Trasporti europei sulla nuova direttiva antinquinamento per i pedaggi extra sui veicoli industriali, la cosiddetta Eurovignette. Dopo Confetra, contro il provvedimento sono scese in campo l'Iru e l'European Shippers Council.
La prima ritiene «inaccettabile» il provvedimento. Il presidente del Comitato per il Trasporto Merci, Alexander Sakkers, sostiene che in questo modo «si aumenterà la tassazione dell'autotrasporto senza prevedere alcuna soluzione per ridurre le esternalità». Secondo l'Iru, l'aumento dei pedaggi non risolverà la congestione delle strade, perché i veicoli pesanti rappresentano solo il 10% del traffico. «E comunque – spiega - già oggi l'autotrasporto ha un forte carico d'imposte, doveri e pedaggi». Sakkers, quindi, chiede al Parlamento Europeo di attuare principi che non discrimino l'autotrasporto.
Secondo l'European Shippers Council, invece, la direttiva sarà un duro colpo per «quelle regioni dove non esistono valide alternative al trasporto stradale» come spiega il segretario generale dell'associazione Nicolette van der Jagt. Anche l'Esc sottolinea la discriminazione fra trasporto pesante e leggero, «perché solo il primo è chiamato a pagare i costi della congestione». 
Eurovignette consente ai paesi membri di aumentare i pedaggi di 3-4 centesimi di euro al chilometro per i veicoli aventi massa complessiva superiore a 3,5 tonnellate. Consente anche d'incrementare le tariffe fino al 175% in orari di punta del traffico.
Le due associazioni europee concordano pure nel destinare per legge i proventi dell'Eurovignetta ad attività legate alla riduzione dell'inquinamento e della congestione nei trasporti, come lo sviluppo d'infrastrutture o incentivi per veicoli ecologici. Secondo Iru ed Esc l'attuale testo, invece, lascia libertà ai singoli Stati di utilizzare le somme prelevate dai pedaggi.