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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Politiche marittime

Europa 2030, pochi grandi porti e tanto trasbordo

Rapporto Jones Lang LaSalle. Saranno meno di dieci i porti ad accogliere navi da 18mila teu. Da Inghilterra e Germania il distripark che conta. Occhio all'Est Europa


Tra sedici anni l'Europa dei container sarà divisa in due: a nord i grandi porti e i grandi centri logistici, a sud tanti più piccoli (ma neanche tanto) scali di trasbordo. Non saranno due parti in competizione ma, al contrario, insieme faranno il sistema di trasporto marittimo europeo. L'ultimo rapporto di Jones Lang LaSalle, società londinese di analisi finanziaria, costituisce una buona mappa sul futuro del trasporto marittimo del Vecchio Continente, sempre più orientato, almeno per quanto riguarda i container, su un'economia di scala: pochi grandi porti, poche e molto capienti direttrici di traffico, e tanti scali di transhipment soprattutto nel Mediterraneo.
Attualmente nel mondo l'80% del trasporto avviene via mare, in Europa invece la quota è del 74%. Nel Vecchio Continente, tra il 2012 e il 2030 la movimentazione annuale dei container passerà dagli attuali 95 milioni di teu a circa 150 milioni. Fra sedici anni, secondo le previsioni, tutti i porti del mondo con almeno un terminal container movimenteranno nel complesso non meno di 590 milioni di teu l'anno (+550% rispetto ai 90 milioni del 1990).
In Europa una quota di traffico container pari al 58% del totale è gestita da dieci porti, il 30% in più rispetto al 2001 (attualmente in Europa gli scali che possono accogliere portacontainer da 18mila teu sono venti). Tenendo conto del trend del gigantismo, si può già prevedere che entro il 2030 questa quota non varierà, se non addirittura diminuirà. Attualmente sono tre i porti container che comandano in Europa, tenendo anche conto dei grossi investimenti che stanno facendo: Rotterdam, Amburgo e Anversa (sono anche i primi tre porti del 2013, avendo movimentato rispettivamente 11,8; 8,8;8,6 milioni di teu). Rotterdam arriverà a una capacità di 25 milioni di teu quando, verso la fine di quest'anno, verrà inaugurato il nuovo terminal di Maasvlakte 2. Amburgo compirà lo stesso traguardo nel 2025. Infine Anversa è impegnata in un ampio programma di potenziamento delle infrastrutture ferroviarie.
Transhipment, transhipment, transhipment 
E tutti gli altri, saranno condannati? Assolutamente no. Per i porti più piccoli la partita si giocherà sul transhipment, visto che questi corposi flussi di traffico vanno in ogni caso "spezzettati" in tutti gli altri porti. Anche qui avverrà una certa concentrazione (nel Mediterraneo, per esempio, Tanger Med farà la parte del leone). Per gli scali che non potranno allargarsi con nuovi terminal o con moderni centri logistici di distribuzione, decisivo sarà quindi adottare una nuova strategia di traffico per il trasbordo. 
L'Est Europa 
Per quanto riguarda i porti container che stanno nascendo, sarà l'Est Europa a offrire di più tra Danzica (Polonia), Fiume (Croazia) e Donuzlav (Ucraina).
Due sono invece le infrastrutture logistiche, i cosiddetti distripark, che avranno un discreto impatto sull'economia marittima: il London Gateway (3,5 milioni di teu di capacità quando sarà terminato) e il Jadeweser port di Wilhelmshaven in Germania (attualmente offre 2,7 milioni di teu, ma arriverà a 10,8).