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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Eventi

Euromed, gli interventi della mattina

La XVII edizione della convention Grimaldi si concentra su "l'europeità" dei trasporti marittimi. Di Marco (Ravenna): "Il futuro dell'Italia non è nel container"


di Paolo Bosso 
 
Grimaldi approda alla sua diciassettesima convention EuroMed, l'evento che ogni anno la compagnia napoletana dedica alle autostrade del mare. Quest'anno si è svolto ad Ischia con la ricorrenza del numero 17: diciassettesima edizione, il 17 ottobre scorso è nato il nipote di Emanuele Grimaldi, ad della compagnia, ed Emanuele è a sua volta figlio di Guido Grimaldi, classe 1917. I partecipanti invece, tra armatori, logistici e banchieri, sono stati circa 350.
La notizia, già anticipata nei giorni scorsi, è che anche quest'anno il gruppo napoletano cresce parecchio: +150mila auto e +200mila passeggeri nei primi otto mesi di quest'anno. Un traffico complessivo che mostra chiaramente lo spazio che il gruppo sta consolidando, quello delle automare, dedicate al trasporto misto rotabili e passeggeri.
Gli interventi della sessione mattutina hanno visto la partecipazione di José Alberto Carbonell (direttore generale porto di Barcellona), Enrico Maria Pujia (dg Trasporto Marittimo e vie d'Acqua Interne del MIT), Francesco Pettenati (vicepresidente Bei), Galliano Di Marco (presidente Authority Ravenna) ed Emanuele Grimaldi.
Carbonell si è soffermato sull'LNG, un settore ancora inesistente in Italia ma che rappresenta una buona fetta di mercato da qui al prossimo futuro. Una sfida che diversi porti europei hanno già raccolto. 
Puja ha illustrato tutto il lavoro fatto dal comparto del suo ministero, incentrando il suo intervento sul fondamentale ruolo di una "politica economica europea dei trasporti", soprattutto verso i collegamenti del Mediterraneo, che si traducono negli scambi tra la sponda sudeuropea e quella nordafricana. «Speriamo che al livello europeo si arrivi a una condivisione dell'esperienza dell'Ecobonus» afferma Pujia. E in Italia? Cosa deve fare questo paese per ammodernarsi portualmente? «La sfida della governance italiana dei porti è nella riforma del ministero dei Trasporti» afferma Pujia. Il che significa delega ai porti per un viceministro o un sottosegretario. «Il cluster deve far capire alla politica, e la politica deve capire – afferma Pujia rivolgendosi al presidente Confitarma Emanuele Grimaldi - che questo comparto deve prendere la guida della politica dei trasporti».
Pettenati ha illustrato le performance della Bei. Quest'anno la quota complessiva dei finanziamenti dovrebbe raggiungere i 65 miliardi (52 l'anno scorso). I trasporti in generale sono ovviamente la quota maggiormente finanziata tra i vari progetti infrastrutturali. Nel 2012 la Banca Europea ha finanziato 14,5 miliardi, di cui il 5% è la fetta per il trasporto marittimo, principalmente in infrastrutture portuali e nuovi ordini navali. Per l'Italia, i prestiti del 2012 sono stati pari a 6,8 miliardi, di cui l'11% ne hanno beneficiato i trasporti marittimi.
Di Marco, infine, ha realizzato un'approfondita disanima del suo porto, Ravenna, l'unico porto-canale d'Italia. Con 20 chilometri di banchina e 26 terminal tutti privati, l'anno scorso il porto emilio-romagnolo ha movimentato 22 milioni di tonnellate merci, di cui 2 milioni in container. Il suo traffico è principalmente dedicato a rotabili e granaglie, «siamo leader nei traffici col Mar Nero» afferma Di Marco.  Al momento il piano infrastrutturale di Ravenna prevede investimenti pari a 60 milioni, tutti dal Cipe, tranne 2 provenienti dalla Bei, più 15 milioni di tasca dall'Authority. «Non facciamo grandi progetti, non facciamo porti in mezzo al mare, facciamo tutto con quello che abbiamo» afferma con fierezza Di Marco. Con Grimaldi il porto opera attraverso la Ravenna-Catania, con uno scalo intermedio a Brindisi. L'obiettivo è aggiungere in futuro lo scalo di Patrasso, un traffico tutto mediterraneo in pratica. «Il 28% del traffico ro-ro italiano è sul Mediterraneo, numeri superiori a Mar Nero e Baltico. Le potenzialità ci sono eccome e dobbiamo svilupparle» spiega Di Marco. In più, è un settore che dà occupazione. «Il petrolio fa 22,7 milioni di tonnellate a Ravenna, ma è un tubo che scende, zero impiegati. Discorso completamente diverso per il ro-ro e il ro-pax dove l'indotto è fondamentale».
Il sassolino dalla scarpa Di Marco se lo toglie affrontando il discorso container. «I porti non sono solo container e al momento non esiste ancora uno scalo che fa solo container. Con i recenti investimenti non abbiamo chiesto un solo euro all'Europa e allo stato italiano, abbiamo invece tolto più di 60mila camion dalla strada. Da qui al 2020 il traffico container in Adriatico dovrebbe aumentare di 1,5 milioni di teu, ma non sono convinto di questi dati». Per Di Marco, e non è il solo a pensarlo, il futuro dell'Italia non è nelle portacontainer, anzi. «Le grandi alleanze di adesso, equipaggiate con navi da 18mila teu, hanno programmato nel Mediterraneo soltanto due scali, a Malta e Tangeri, porti che garantiscono tempi e spazi». Tutto il resto è feeder.