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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Politiche marittime

Emission Trading System, l'appello del cluster marittimo: "Al MIT un ruolo centrale"

13 associazioni della portualità e della logistica italiana denunciano l'assenza del ministero delle Infrastrutture dal tavolo interministeriale per la ripartizione delle risorse generate dal mercato europeo di scambio delle quote di carbonio

Climate Action Network Europe, Carbon Market Watch e WWF manifestano a Bruxelles, 7 dicembre 2023 (Lode Saidane/CAN Europe/WWF/Carbon Market Watch/Flickr)

Garantire al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti un ruolo centrale nelle strategie necessarie per la messa a terra degli interventi di sostegno alla decarbonizzazione del trasporto marittimo. Lo chiedono in una nota congiunta praticamente la totalità del cluster marittimo italiano riunito nelle associazioni Alis (autotrasporto), Ancip (portuali), Angopi (ormeggiatori), Assarmatori (armatori), Assiterminal (terminalisti), Assocostieri (depositi costieri), Assoporti (porti), Assorimorchiatori (rimorchiatori portuali), Confitarma (armatori), Fedepiloti (piloti portuali), Federagenti (agenti marittimi), Federimorchiatori (rimorchiatori portuali) e Uniport (terminalisti). 

La questione posta dal cluster marittimo italiano al governo riguarda l'assenza del ministero delle Infrastrutture – lo stesso ministero responsabile della governance portuale – nella gestione delle risorse generate dall'Emissioni Trading System (ETS), il mercato di scambio europeo delle quote di carbonio (sostanzialemente un sistema di tassazione basato su quote di mercato) entrato in vigore quest'anno. La direttiva Ue sta per essere recepita dall'Italia con un apposito decreto legislativo che modifica dopo oltre vent'anni il sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell'Unione, con l'inserimento del trasporto marittimo appunto nel regime ETS.

«Nelle audizioni parlamentari che si sono tenute nelle scorse settimane presso la Camera dei Deputati e nei contributi scritti depositati alla Camera e al Senato –si legge in una nota congiunta delle 13 associazioni - tutti gli stakeholder hanno evidenziato con preoccupazione una sostanziale assenza del ministero delle Infrastrutture al tavolo di concertazione ove i ministeri competenti procedono all'assegnazione delle risorse generate dall'EU-ETS.  Né, ancora più allarmante, è prevista una ripartizione di fondi a favore del ministero delle Infrastrutture, ripartizione che è rimasta semplicemente di competenza del ministero dell'Ambiente e del ministero delle Imprese».

Leggi anche: L'Emission Trading System costerà 3 miliardi all'armamento italiano nel 2024

La bozza di decreto non tiene «adeguatamente conto - continua la nota - della necessità di mantenere al dicastero di Porta Pia le prerogative volte alla definizione delle politiche marittime. Ciò anche facendo valere le profonde competenze maturate nell'oramai ventennale attuazione delle azioni di sostegno alle autostrade del mare (oltre che alla intermodalità ferro-mare) e della recente esperienza del più importante schema di aiuto al rinnovo delle flotte maturato in Europa».

L'inclusione dello shipping nel regime ETS dovrebbe essere destinato a sostenere la decarbonizzazione attraverso gli interventi di supporto al consumo di carburanti alternativi, il sostegno al Sea Modal Shift e il rinnovo delle flotte e degli impianti portuali. La prima area di intervento appare ricadere nelle competenze del ministero dell'Ambiente, «che possiede tutte le necessarie conoscenze tecniche», continua il cluster, «al contrario, le restanti azioni previste dalla norma europea soggiacciono senza dubbio alla definizione di idonee politiche marittime nella filiera del trasporto, attribuite al ministero delle Infrastrutture che si avvale di indubbie competenze maturate anche nel costante dialogo con tutti gli stakeholders. L'assenza di un attore consapevole delle dinamiche di questo delicato settore e la mancanza di fondi dedicati a sua disposizione rischia di ridurre significativamente l'efficienza delle azioni attese dal mercato e dalla società».
In questo contesto, le 13 associazioni del cluster marittimo italiano auspicano che i componenti delle Commissioni permanenti 8ª, 4ª e 5ª del Senato e VIII, XIV e V della Camera dei Deputati, chiamate a fornire al Consiglio dei ministri entro il prossimo 30 luglio il loro «autorevole parere sulla bozza di Decreto Legislativo, possano evidenziare al Governo la necessità di emendare il testo di tale bozza onde garantire gli strumenti necessari per far sì che vi sia una adeguata corrispondenza fra quanto generato in termini finanziari dal trasporto marittimo e quanto effettivamente messo a disposizione, nel medesimo settore, in termini di risorse necessarie per sostenere le misure previste dall'Unione. Al netto del rischio di fallimento delle politiche di riduzione delle emissioni, ne va della competitività del più grande mercato europeo di Autostrade del Mare, collegamenti con le isole e servizi di crociera».

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