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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Politiche marittime

Economia del mare, al Sud il grosso delle imprese. Ma la ricchezza prodotta è poca

Delle 227,975 società la cui attività è legata al mare oltre 110 mila sono attive al Sud, ma producono appena il 14 per cento del valore aggiunto. I dati Unioncamere

(Pommiebastards/Flickr)

Negli ultimi quattro anni, tra il 2019 e il 2023, in Italia sono cresciute del 4 per cento le imprese che commerciano tramite il mare. Il Mezzogiorno resta la sede principale di queste società ma nonostante questo il valore aggiunto dell'economia del mare proviene principalmente dal Nord. È quanto emerge dall'XII "Rapporto dell'Economia del mare" commissionato da Unioncamere al Centro Studi Tagliacarne insieme a Ossermare, Informare, Camera di Commercio di Frosinone-Latina e Blue Forum Italia Network.

Le imprese analizzate sono in tutto 227,975 e quasi la metà di esse è attiva nell'alloggio e nella ristorazione, pari a 110,387 società, cioè il 48,4 per cento del totale. Seguono le attività sportive e ricreative con il 15 per cento del totale (34,246 imprese) e filiera ittica per il 14 per cento (32,199 imprese). Chiude la divisione compartimentale la cantieristica navalmeccanica che con 28,171 imprese rappresenta circa il 12 per cento del totale.

Tra il 2018 e il 2023 crescono le imprese di questo tipo guidate da donne, con un tasso del 7,5 per cento.

Quasi la metà di queste oltre 227 mila società (il 49%, oltre 110 mila imprese) hanno sede nel Mezzogiorno, ma questo 49 per cento produce appena il 14 per cento del valore aggiunto nazionale all'economia del mare. In altre parole, sono storicamente tante le aziende collegate al mare attive o con sede nel Sud Italia ma tutte insieme rappresentano solo una piccola parte della ricchezza complessiva prodotta dall'economia del mare in Italia.

La città con più sede di imprese non prettamente marittime ma la cui attività è legata al mare è Roma, seguita da Napoli e Venezia. La regione con più imprese del genere è il Lazio con 34,851 società registrate, seguita da Campania (32,741) e Sicilia (28,807).

«La Blue economy delle imprese – commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne - disegna una sorta di Italia capovolta in termini di sviluppo, con un Mezzogiorno che inverte la tradizionale immagine di area a minore crescita e presenza imprenditoriale, pur continuando a segnare ritardi dal punto di vista della produttività complessiva di quasi il 15 per cento rispetto al dato medio del Paese. Se le imprese meridionali esprimessero la stessa produttività e capacità di collegamento con gli altri settori produttivi dimostrata da quelle settentrionali, il valore aggiunto dell'economia del mare crescerebbe al Sud di circa 15 miliardi di euro».

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Tag: economia