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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Politiche marittime

Demolizioni, la lista dell'Europa

Al motto "mai più spiaggiamenti", la Commissione approva un regolamento che obbligherà le navi Ue ad essere smantellate in siti approvati e certificati


Dal 2016 le navi battenti bandiera europea destinate alla demolizione non potranno più essere spiaggiate. Lo ha stabilito la Commissione Ambiente dell'Unione europea approvando una proposta di regolamento del Parlamento europeo con 58 voti favorevoli, cinque contrari ed una astensione. Visto che la maggior parte delle navi non battono bandiera europea, il regolamento non determina un cambiamento significativo nella pratica della demolizione selvaggia, ma potrà innescare un circolo virtuoso che da qui hai prossimi anni renderà sempre più difficile smantellare come da tradizione.
Lo spiaggiamento è la pratica meno costosa e più usata per far sparire una vecchia nave. Il processo di smantellamento più antico e veloce al mondo: direttamente sul bagnasciuga. E' una pratica micidiale, altamente inquinante, con tonnellate di sostanze che vengono rilasciate in mare, assorbite nella sabbia ed evaporate nell'aria. Gli operai che lavorano hanno turni massacranti e sono esposti a sostanze pesanti e tossiche come il nickel e il mercurio. I luoghi dove attualmente questa pratica è sistematicamente usata sono tre: India, Bangladesh e Pakistan, i tre paesi dove finisce la spazzatura dell'Occidente.
Il Consiglio dell'Unione Europea ha creato un elenco di siti sparsi nel mondo considerati idonei alla demolizione. Ovviamente nessuno di questi è una spiaggia. La regola stabilisce che i materiali risultanti dallo smantellamento vanno riciclati in specifici impianti, e devono soddisfare i criteri stabiliti dall'Imo nella convenzione The Hong Kong International Convention for the Safe and Environmentally Sound Recycling of Ships
 
Come funziona. Gli armatori dovranno fornire le informazioni sull'impianto di riciclaggio, notificare l'intenzione di riciclare, fornire un inventario aggiornato delle sostanze pericolose a bordo, ridurre al minimo la quantità di residui di scarico, per esempio lasciando sulla nave olio combustibile e rifiuti. Infine, dovranno fornire un certificato di "pronto riciclaggio" che potrà essere controllato dalle Autorità portuali Ue. Prima di iniziare, il gestore dell'impianto dovrà creare un piano di riciclaggio sulla base delle informazioni fornite dall'armatore. Per le verificare se il sito candidato è idoneo l'esame dovrà essere effettuato dalle autorità nazionali insieme alla Commissione Ue. Il catalogo sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale entro 36 mesi dopo la data di entrata in vigore del presente regolamento, vale a dire entro la fine 2016. 
«Voglio sottolineare – ci tiene a precisare l'eurodeputato dei Verdi Carl Schlyter, relatore della proposta - che questo non è un attacco contro l'India, il Bangladesh o il Pakistan, ma contro una pratica di spiaggiamento pericolosa e altamente inquinante. Questo regolamento incentiva queste nazioni ad investire in cantieri di demolizione appropriati, principalmente al fine di creare posti di lavoro sicuri ed ecocompatibili nei loro Paesi».